Un anno fa accadeva il disastro in Romagna: una terribile alluvione, che ha creato miliardi e miliardi di danni. Lo Stato non ha mantenuto ancora le promesse.
Un anno dopo l’alluvione devastante che ha colpito l’Emilia-Romagna e il nord delle Marche, la ricostruzione sembra essere ferma. Nonostante le promesse fatte immediatamente dopo la catastrofe, il governo ha dimostrato disinteresse e superficialità nella gestione della crisi, secondo Michele De Pascale, sindaco di Ravenna.
Il 16 e 17 maggio 2023, la regione è stata travolta da un evento meteorologico eccezionale, con diciassette morti e danni stimati in otto miliardi e mezzo di euro. Le conseguenze hanno coinvolto privati, infrastrutture, imprese e il settore agricolo, causando decine di migliaia di sfollati. Le promesse di risarcimento al cento per cento, fatte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, non sono state mantenute.
A distanza di un anno, il sindaco De Pascale ha espresso un giudizio molto negativo sul comportamento del governo. La quantificazione dei danni, inizialmente contestata dal governo, è stata poi confermata da Bruxelles. Meloni, dopo le visite iniziali, non ha più menzionato l’alluvione, a differenza del presidente Sergio Mattarella, che continua a dimostrare la sua vicinanza.
Le risorse stanziate sono state insufficienti e la burocrazia ha limitato l’accesso ai risarcimenti. Anche i comuni, soprattutto quelli piccoli, si sono trovati in difficoltà nella gestione delle risorse per la messa in sicurezza del territorio. La diffidenza del governo nei confronti della Regione e degli enti locali ha ostacolato ulteriormente la ricostruzione. Nonostante le capacità dimostrate dal commissario straordinario, Generale Francesco Paolo Figliuolo, nella gestione del Covid-19, la scelta è sembrata politica.
De Pascale ha individuato tre aree prioritarie di intervento: maggiori risorse umane per la gestione dei progetti, risarcimenti a privati e imprese, e messa in sicurezza del territorio. I fondi stanziati, pur essendo significativi, non sono sufficienti per coprire i danni. La maggior parte delle imprese ha riaperto con le proprie risorse, ma i fatturati sono lontani dai livelli pre-alluvione.
Il sindaco chiede anche un decreto per indennizzare i beni mobili, una misura attesa da tempo. La messa in sicurezza del territorio è fondamentale per prevenire future catastrofi, ma il piano speciale potrebbe essere pronto solo entro giugno, lasciando il territorio vulnerabile.
Con le elezioni europee e regionali alle porte, non è da escludere che il governo possa presentare nuove misure in prossimità del voto. Tuttavia, la messa in sicurezza del territorio e i risarcimenti a aziende e cittadini devono essere priorità immediate.
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