Di recente un medico ha sbagliato a somministrare un farmaco ad un suo paziente, e non è finita bene. Ecco che cosa è accaduto!
La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il Policlinico Senese si è conclusa con una condanna a pagare 40.000 euro per “danni da perdita di chance” alla famiglia di Felice Esposito. La storia è iniziata nel 2011, quando Esposito, di Lamezia Terme, ha scoperto di avere un tumore alla prostata aggressivo e metastatico. Dopo il fallimento di chemioterapia e ormonoterapia, è stato inserito in una sperimentazione con l’anticorpo monoclonale Ipilimumab, condotta dai medici Michele Maio e Anna Maria Di Giacomo presso l’ospedale universitario di Siena.
L’immunoterapia ha avuto un successo sorprendente, facendo scomparire il tumore e migliorando significativamente le condizioni di Esposito, che era in uno stato terminale. Tuttavia, nel 2014, la casa farmaceutica ha interrotto la sperimentazione a causa della mancanza di risultati statisticamente significativi. Nonostante le richieste di Esposito di continuare la cura, i medici hanno rifiutato, citando l’impossibilità di ottenere il farmaco al di fuori della sperimentazione.
Pochi mesi dopo la sospensione del trattamento, la malattia è tornata e Esposito è morto nel giugno 2016. Le figlie di Esposito hanno fatto causa all’ospedale senese e ai due medici, sostenendo che l’interruzione della terapia ha causato la ripresa della malattia e la successiva morte del padre. Nel 2021, il Tribunale di Siena ha riconosciuto la responsabilità dei sanitari, affermando che avrebbero potuto richiedere la continuazione del trattamento a uso compassionevole ai sensi del DM 8/5/2003.
Nel marzo 2023, la Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza. L’avvocato della famiglia, Fabio Trapuzzano, ha sottolineato che la battaglia legale non è stata motivata da ragioni economiche, ma dal desiderio di affermare il diritto del padre a proseguire la cura. Il Policlinico Senese ha annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione, dichiarando che lo studio sperimentale era stato chiuso a causa di esiti negativi pubblicati sulla rivista Lancet Oncology nel 2014 e che l’interruzione era stata approvata dall’AIFA.
Il Policlinico ha specificato che, secondo il DM del 2003, i medici non potevano richiedere la somministrazione del farmaco al di fuori della sperimentazione, e questa interpretazione della norma sarà esaminata dalla Corte di Cassazione. La battaglia legale continua, ma la vicenda ha messo in luce importanti questioni etiche e legali riguardanti le sperimentazioni cliniche e il diritto dei pazienti a proseguire trattamenti sperimentali che mostrano benefici significativi.
Cosa ne pensate? A voi i commenti!