Uno studio di esperti conferma la diffusione del virus Nipah, e lancia l’allarme per Europa e Stati Uniti. Ecco che cosa sta succedendo!
Scienziati statunitensi e tedeschi hanno condotto un esperimento su bovini, rivelando dati preoccupanti riguardo alla possibile diffusione globale dell’influenza aviaria. I ricercatori hanno infettato vitelli e mucche da latte in un laboratorio di livello 3 di sicurezza per comprendere come si trasmette l’influenza aviaria altamente patogena, che ha già colpito 231 fattorie in 14 stati. I primi risultati confermano che il virus H5N1 si accumula nelle mammelle e nel latte di questi animali, suggerendo che la trasmissione potrebbe avvenire tramite i sistemi industriali di mungitura.
Gli esperti lanciano un allarme anche per l’Europa, poiché questa variante del virus H5N1 è in grado di infettare e far ammalare anche le mucche da latte. L’indagine è stata pubblicata dopo che un secondo sanitario del Centro per il Controllo delle Malattie negli Stati Uniti ha contratto sintomi dopo aver assistito un paziente affetto da H5N1 in Missouri, senza però avere avuto alcun contatto diretto con animali o latte crudo.
Nel 2021 è emersa la subvariante del virus H5N1, la 2.3.4.4b, capace di infettare mammiferi sia domestici che selvatici. Questo ha causato episodi di mortalità massiccia e la sua diffusione è ormai globale, colpendo Asia, Europa, Americhe e persino l’Antartide. Attualmente, gli Stati Uniti sono il principale epicentro della diffusione, specialmente nelle fattorie di bovini da latte. Dal 1996, quando l’influenza aviaria fu scoperta tra le oche domestiche in Asia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato 887 casi di infezione umana e 462 decessi, con una letalità del 52%.
Pubblicato su Nature, lo studio ha confrontato la diffusione della variante H5N1 tra bovini negli USA. I risultati mostrano che gli animali infettati per via respiratoria non presentano quasi nessun sintomo e non trasmettono la malattia ad altri. Tuttavia, le mucche infettate nelle mammelle soffrono di sintomi gravi come febbre alta, inappetenza e una drastica riduzione della produzione di latte.
Non è ancora chiaro al 100% quale sia l’origine esatta dell’epidemia, ma lo studio suggerisce che il virus H5N1 potrebbe aver fatto il salto da un uccello selvatico a una mucca verso la fine dell’anno scorso. La rapida propagazione del virus è probabilmente avvenuta durante lo spostamento del bestiame tra diversi stati.
Martin Beer, dell’Istituto Friedrich-Loeffler e coautore dello studio, suggerisce che obbligare a controlli regolari tutte le fattorie colpite, seguiti da test individuali, quarantena e isolamento degli animali infetti, potrebbe essere la chiave per arginare il problema. Anche migliorare l’igiene nelle aziende agricole e testare le mucche prima di ogni spostamento sono misure indispensabili.
Secondo Natalia Majó, patologa veterinaria e direttrice del Centro di Ricerca in Sanità Animale di Barcellona, “la situazione è molto preoccupante”. Majó avverte che l’Europa tende a sottovalutare queste notizie, finché i casi non diventano numerosi. Tuttavia, evidenzia che “basterebbe un solo uccello infetto per provocare la stessa situazione vissuta negli Stati Uniti, rendendo la vigilanza assolutamente fondamentale”.
Cosa ne pensate? A voi i commenti!