Allarme Long Covid. Da diversi studi scientifici emergono più di 100 sintomi che possono riguardare chi ha affrontato l’infezione. Ecco come riconoscerli.
Spuntano nuovi sintomi della sindrome che può riguardare chi è guarito dall’infezione di coronavirus. Si tratta di una condizione che può durare per lungo tempo. Anche per mesi. Il vaccino è fondamentale per ridurre i sintomi nella fase acuta, ma taglia anche quelli del periodo post-infezione. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Research&Reviews. Ma quali sono i campanelli d’allarme per accorgersi che si tratta di Long Covid?
Il Long Covid non è un fenomeno ancora ben compreso e quindi il suo impatto non è facilmente prevedibile. Non si sa esattamente da dove origini. Una possibilità è che un serbatoio del coronavirus persista dopo l’infezione acuta. Un’altra possibilità è che l’ampia risposta immunitaria innescata dall’infezione iniziale possa generare anticorpi e altre reazioni immunologiche contro i tessuti del corpo. Ciò potrebbe continuare a causare complicazioni dopo che l’infezione è stata eliminata.
Sono diversi i campanelli d’allarme che possono segnalare la presenza della sindrome di Long Covid. Stanchezza, tosse, senso di costrizione toracica, affanno, palpitazioni, mialgia e difficoltà di concentrazione. Non solo. Chi è guarito dal Covid ha un rischio del 60% in più di sviluppare disturbi mentali entro un anno dalla malattia. Il Long Covid può essere continuo, recidivante e remittente. Come riporta lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Research&Reviews, rappresenta quell’intervallo di tempo tra il recupero microbiologico e il recupero clinico. E in base alla durata dei sintomi, viene suddiviso in due fasi: il Covid post-acuto e il Covid cronico.
Uno studio della University of the West of Scotland ha individuato più di 100 sintomi del Long Covid. Nella ricerca, pubblicata su Frontiers in Medicine, si legge che dieci studi hanno rilevato diversi sintomi. Tra questi, ci sono sintomi cardiovascolari, respiratori, sintomi correlati al dolore e all’affaticamento. Non mancano disturbi psicologici, deterioramenti cognitivi e sensoriali e danni funzionali. Tra i fattori di rischio del Long Covid, una persistenza della fase acuta più lunga di cinque giorni. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal ha evidenziato come il rischio di Long Covid fosse maggiore tra le donne e tra le persone più anziane.
Tra le complicanze isolate, l’affaticamento è uno dei disturbi più comuni tra chi si è negativizzato dal Covid. Ci sono poi le complicazioni respiratorie, come tosse cronica fibrotica, le bronchiectasie e le malattie vascolari polmonari. Una fame d’aria cronica può essere segnale di un coinvolgimento degli organi respiratori. Tra le complicanze ci sono poi i problemi cardiaci, che includono anche insufficienze cardiache e aneurismi. Per quanto riguarda la perdita di gusto e olfatto, questa può restare per più di un anno. E infine l’ansia post Covid. Chi ha affrontato la malattia ha un rischio del 60% in più di sviluppare disturbi mentali entro un anno dall’infezione.