Rosy Bindi sembra sparita dai radar politici già da un po’ di tempo, ma non è così. Ecco che fine ha fatto!
Non è scomparsa, ma il suo ruolo è cambiato. Rosy Bindi, ex deputata del Partito Democratico, non fa più parte delle istituzioni politiche, ma continua ad apparire sui media. Nonostante la sua uscita dalla scena parlamentare nel 2018, Bindi non si è allontanata completamente dal mondo pubblico. Viene spesso chiamata come opinionista per commentare le questioni attuali e, con il governo di Giorgia Meloni, non perde occasione per criticare le decisioni del centrodestra. Tuttavia, il ruolo di commentatrice non è l’unica attività che ha intrapreso da quando ha lasciato la Camera dei Deputati.
Rosy Bindi, nata a Sinalunga nel 1952, ha iniziato la sua carriera politica giovanissima. Dopo essersi laureata in Scienze politiche alla Luiss di Roma, è diventata assistente del professor Vittorio Bachelet, vittima di un tragico attentato delle Brigate Rosse. Nonostante quel doloroso episodio, Bindi ha proseguito il suo impegno politico e sociale. Nel 1984 diventa vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica e, poco dopo, viene eletta al Parlamento Europeo per la Democrazia Cristiana. Negli anni successivi, ha contribuito alla nascita dell’Ulivo e ha debuttato in Parlamento nel 1994.
Durante la sua lunga carriera politica, ha ricoperto diversi ruoli chiave, tra cui ministra della Sanità nel governo Prodi, dove ha lavorato alla riforma del Titolo V della Costituzione, e ministra delle Politiche per la Famiglia nel Prodi 2. È stata una delle fondatrici del Partito Democratico e ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione Antimafia dal 2013. Dopo quasi 30 anni in Parlamento, ha scelto di non ricandidarsi nel 2018, chiudendo una fase intensa della sua carriera politica.
La fine della carriera parlamentare non ha segnato la sua uscita dalla vita pubblica. Dal 2018, Bindi è presidente onoraria dell’Associazione Salute Diritto fondamentale, un’organizzazione che si occupa della sanità pubblica. Dal 2020 fa parte del comitato scientifico di Lavialibera, rivista dedicata a temi come corruzione, ambiente e migrazioni, guidata da Don Luigi Ciotti. Dal 2021 è anche docente alla Pontificia Università Antonianum, dove si occupa di formazione e ricerca su legalità e contrasto alle mafie.
In occasione dei suoi 70 anni, ha rivelato di non riconoscersi più nel Partito Democratico, decidendo così di non rinnovare la tessera, una scelta che riflette la sua delusione per l’evoluzione del partito.
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