Bruno Vespa ripercorre la sua carriera tra giornalismo, politica e aneddoti curiosi. Ma a quale fetta politica appartiene? Ecco che cosa vota!
Bruno Vespa è una delle figure più longeve e influenti del giornalismo italiano. A pochi giorni dal suo ottantesimo compleanno, il giornalista ha rilasciato un’intervista in cui ripercorre la sua carriera, tra successi, ostacoli e riflessioni sul mondo dell’informazione. Da giovane cronista fino alla conduzione di Porta a Porta, Vespa ha attraversato decenni di storia politica e televisiva, rimanendo sempre un punto di riferimento per il pubblico.
L’avventura giornalistica di Bruno Vespa inizia a soli sedici anni, quando scrive i suoi primi articoli come corrispondente da L’Aquila. Nel 1968, grazie a un concorso, entra in Rai e viene assegnato al telegiornale. Da lì, il percorso è inarrestabile: segue eventi storici, intervista protagonisti della politica e diventa un volto familiare per milioni di italiani. Il suo primo grande scoop arriva con l’annuncio del sequestro di Aldo Moro, un momento che segna la sua carriera.
Tra i tanti incontri con leader politici, Vespa ricorda con ammirazione Enrico Berlinguer, sottolineando la sua padronanza del linguaggio e la precisione nelle risposte. Ma è con Silvio Berlusconi che il giornalista segna un passaggio fondamentale nella storia della televisione: nel 1994, dopo le elezioni, realizza un’intervista che contribuisce al ritorno in scena del leader di Forza Italia.
Pur essendo una figura super partes, Vespa ammette che il suo orientamento politico moderato abbia influenzato la sua carriera. Secondo lui, essere di sinistra gli avrebbe garantito un percorso più agevole, evitando alcuni ostacoli, come i tentativi di ridimensionamento di Porta a Porta. Tuttavia, il giornalista ha sempre mantenuto una certa riservatezza sulle sue preferenze elettorali, evitando di schierarsi apertamente.
Quando gli viene chiesto se abbia mai avuto ruoli di consulenza per Giorgia Meloni, Vespa smentisce categoricamente, affermando di non aver mai partecipato a riunioni politiche né di aver avuto rapporti stretti con i leader di partito, a eccezione di un incontro con Giulio Andreotti per una questione legata al Tg1.
Una delle voci più curiose circolate su Vespa riguarda una presunta parentela con Benito Mussolini. Il giornalista, con ironia, smonta questa teoria, spiegando che i conti non tornano: i suoi genitori si sposarono nel 1943, quando il Duce era ancora in vita, ma sua madre iniziò a lavorare vicino a Campo Imperatore solo nel 1949, anni dopo la morte del dittatore.
Dopo anni di lavoro al Tg1, la Rai lo sposta in seconda serata, ma Vespa non si arrende. Nel 1996, mentre si trova a Palermo per seguire il processo Andreotti, nota una pubblicità che annuncia un nuovo talk show in seconda serata. Decide così di proporre un proprio spazio e ottiene due serate settimanali. Nasce Porta a Porta, che nel tempo diventa un’istituzione del giornalismo televisivo italiano, soprannominato “il salotto della politica”.
A distanza di quasi tre decenni, il programma continua a resistere, segno di quanto il pubblico e il mondo politico abbiano ancora bisogno di uno spazio di confronto come il suo. Vespa non ha intenzione di fermarsi e affida la decisione del suo ritiro solo al “Padreterno”, convinto che il giornalismo sia una passione che non conosce età.
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