• Gio. Nov 21st, 2024

Assegno Unico, Cambiano I Requisiti: L’Istanza Della Commissione UE!

La Commissione Europea ha inviato all’Italia un parere motivato, avviando una procedura d’infrazione relativa all’adozione dell’assegno unico. Secondo la UE, la misura approvata lo scorso anno nel nostro Paese, includerebbe un requisito discriminatorio. Vediamo insieme di cosa si tratta.

 

UE: Dopo la lettera di costituzione in mora, arriva il parere motivato

L’introduzione dell’assegno unico ha permesso di sostituire gran parte delle detrazioni riguardanti i figli a carico. L’importo viene erogato a coloro che sono in possesso dei requisiti richiesti. Si tratta di caratteristiche relative alla residenza, alla cittadinanza e al soggiorno. Non esistono limiti per quanto riguarda le varie categorie. Possono fare richiesta i disoccupati, i lavoratori autonomi, i subordinati, i liberi professionisti, ma anche i pensionati. L’assegno può essere erogato anche in assenza di ISEE.

La procedura di infrazione riguarderebbe il requisito relativo ai due anni di residenza nel territorio italiano, convivendo nello stesso nucleo familiare dei figli. Secondo la Commissione, la normativa italiana non rispetterebbe i principi generali e le norme europee. Parliamo del regolamento relativo al coordinamento della sicurezza sociale e alla libera circolazione dei lavoratori. Esiste una norma che obbliga a non introdurre i requisiti di residenza nel riconoscimento di prestazioni della sicurezza sociale. Tra queste rientrano le misure di sostegno come l’assegno unico.

Semplificando, la Commissione Europea contesta la richiesta di residenza continuativa per poter accedere al beneficio. Non si tratterebbe, infatti, di una condizione equa, rivelandosi un atto discriminatorio nei confronti dei cittadini europei. La pubblicazione di un parere motivato da parte della Commissione risale a pochi giorni fa. Si tratta del passaggio successivo alla procedura d’infrazione, che segue la lettera di costituzione in mora inviata nel
mese di Febbraio. La risposta dell’Italia, risalente ad alcuni mesi fa, non avrebbe convinto l’Esecutivo europeo, che ha ritenuto insoddisfacenti le motivazioni fornite in merito all’assegno unico.

Procedura d’infrazione: ecco cosa potrebbe accadere

Da questo momento in poi la situazione in Italia potrebbe diventare difficoltosa. Il nostro Paese avrà due mesi di tempo per adeguarsi alla richiesta della Commissione europea, introducendo le opportune modifiche ai requisiti necessari per l’erogazione dell’assegno unico. In caso contrario, la stessa Commissione potrebbe optare per il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Europa. Tale organo ha il compito di chiarire e far rispettare il diritto europeo. Ciò significa che, se l’Italia non si adeguasse alla richiesta della Ue e agli obblighi del diritto europeo, la Commissione procederà con il ricorso davanti alla Corte, chiedendo un provvedimento in merito alla violazione del diritto stesso.

La Corte di Giustizia si occuperà direttamente della questione relativa all’assegno unico, verificando le eventuali violazioni delle normative. Successivamente, l’emissione di una sentenza confermerà o negherà l’esistenza della violazione. In base all’esito, la Corte valuterà se imporre sanzioni o misure di correzione nei confronti del Bel Paese. Il futuro dell’assegno unico dipenderà, quindi, dalla procedura di infrazione inviata dalla Commissione Europea. Non si esclude, pertanto, che il Governo intervenga in tempi brevi sulla misura, modificando le norme relative ai requisiti necessari. Ci riuscirà? A voi i commenti!