Con il taglio del cuneo fiscale il decreto Lavoro ha generato uno scalone importante. Paradossalmente, chi ha un reddito più alto avrà uno stipendio netto più basso.
Taglio cuneo fiscale: l’effetto sugli stipendi
Il cuneo fiscale, composto da tasse e contributi, altro non è che la differenza tra stipendio lordo versato dal datore di lavoro e netto percepito dal lavoratore in busta paga. L’intervento introdotto nel decreto Lavoro impatta sulla porzione contributiva pagata dal lavoratore.
Il taglio del cuneo fiscale introdotto con il decreto Lavoro porterà ad un aumento significativo degli stipendi in modo variabile.
Il nuovo taglio del cuneo fiscale interessa soltanto i lavoratori con uno stipendio fino a 35mila euro lordi e sarà valido per il secondo semestre del 2023.
Lo sgravio contributivo per i lavoratori passerà dal 3 al 7% per i redditi fino a 25 mila euro e dal 2 al 6% per quelli fino a 35 mila euro. Fino a questa cifra, quindi, lo stipendio dei lavoratori aumenta da 53 a 90 euro circa a seconda della retribuzione.
La Cgil ha effettuato simulazioni dettagliate su diversi stipendi annui lordi. Chi percepisce 10mila euro lordi riceverà 53 euro in più al mese in busta paga. Chi ha uno stipendio annuo di 15mila euro troverà 62 euro in più in busta paga. Con 20mila euro il beneficio passa a 70 euro in più. L’aumento massimo di stipendio, secondo i calcoli, è di 90 euro al mese per chi percepisce fino a 35mila euro.
Superando la soglia dei 35mila euro cosa succede?
Busta paga netta inferiore per chi supera la soglia dei 35mila euro
Considerando la soglia di reddito annuo lordo di 35mila euro (2.692,31 euro mensili), basta percepire un euro in più per trovarsi in una situazione di svantaggio.
Superata questa soglia chi ha uno stipendio di poco superiore percepirà uno stipendio inferiore. Ad esempio, chi percepisce in busta paga 2.693 euro lordi mensili (un euro in più rispetto alla soglia) guadagnerà circa 160 euro in meno rispetto a chi rientra nella soglia dei 35mila euro.
Per evitare di penalizzare chi ha redditi di poco superiori ai 35mila euro, i sindacati hanno proposto al governo di introdurre una fascia di décalage.
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