• Ven. Nov 22nd, 2024

Pensione Donna 2023: Ipotesi Sconto Di 4 Mesi A Figlio!

Proseguono i lavori sulla Riforma delle pensioni e, in tema di pensione donna 2023, spunta fuori l’ipotesi di uno sconto di 4 mesi a figlio per le lavoratrici.

 

Al centro delle trattative tra governo e sindacati c’è Opzione Donna.

Il governo Meloni sta valutando l’introduzione dello sconto di quattro mesi per ciascun figlio. La misura, se venisse approvata, non sostituirebbe né andrebbe ad intaccare la pensione anticipata Opzione Donna.

Pensione donna 2023: l’ipotesi di uno sconto di 4 mesi a figlio

Già in passato, a partire dalla Riforma Dini, si pensava ad uno sconto sugli anni di contribuzione per le donne lavoratrici.

Questa ipotesi, oggi, viene rivista, aggiornata e riproposta dal governo Meloni in sede di trattativa con le parti sociali al ministero del Lavoro. L’incontro è particolarmente rivolto al tema della pensione donna 2023, nonché ai futuri trattamenti previdenziali per i giovani lavoratori.

Occorre, come sempre, trovare le risorse. Secondo i calcoli, si tratterebbe di una spesa complessiva di 700 milioni di euro per gli enti di previdenza.

Governo e sindacati sono ancora in fase di trattativa. L’incontro è stato definito dalla Cgil “assolutamente interlocutorio”.

Pensione donna 2023: altra misura sul tavolo

Un’ulteriore misura proposta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil punta a favorire le donne con carriere frammentate.

L’ipotesi sul tavolo è di ridurre o azzerare il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale che, attualmente, serve ad accedere alla pensione di vecchiaia col regime contributivo.

Ignazio Ganga, segretario confederale Cisl, ha annunciato alla stampa che questo vincolo limita notevolmente l’accesso al pensionamento. In particolare, condiziona le donne e tutti coloro che hanno avuto carriere frammentate.

Rivedere Opzione Donna

Al centro delle trattative tra sindacati e governo c’è la possibilità di rivedere Opzione Donna. Questa misura consente a certe categorie di lavoratrici di accedere alla pensione anticipata.

Rispetto al passato, l’attuale formula prevista dalla legge restringe questa possibilità a tre specifiche categorie di beneficiarie. Si tratta di invalide civili, caregiver e lavoratrici licenziate da aziende in crisi il cui stato sia certificato da un procedimento attivato presso il ministero del Lavoro.

Come dare una risposta concreta alla condizione previdenziale delle lavoratrici italiane se non siamo in grado di tornare al punto di partenza di Opzione Donna? Questo ha chiesto Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, al termine dell’incontro.

Che ne pensate? A voi i commenti!