Non c’è mai pace per gli italiani, neanche per i futuri pensionati, che pensavano di potersi godere il frutto del loro lavoro, già all’età di 64 anni. Vediamo cosa cambierà in futuro!
La nuova riforma delle pensioni: ecco la novità
Nelle ultime ore sono state diramate diverse notizie in merito alla riforma pensionistica. Tra qualche mese entreremo nel 2023 ed è quindi importante essere informati sui provvedimenti che verranno intrapresi nel prossimo anno.
Secondo quanto individuato dalla Legge, sarà proprio dal 2023 che alcuni individui avranno la possibilità di andare in pensione una volta compiuti i 64 anni. Purtroppo però, sono emersi alcuni problemi secondo i quali non tutti potranno avere accesso a questo trattamento di favore.
Pare infatti che secondo le nuove disposizioni, coloro che hanno maturato più anni di contributi avranno meno possibilità di andare in pensione.
La riforma della pensione anticipata: ecco chi ne ha diritto
La questione è ben diversa per quanto riguarda la pensione anticipata, ovvero un trattamento pensionistico che viene concesso anche quando non sono stati versati 27 anni di contributi.
Per accedere a questo tipo di risorsa bisogna aver versato i propri contributi a partire dal 1996 poiché tutti coloro che l’hanno fatto prima non possono avvalersi di questo trattamento. Un altro requisito per ottenere la pensione anticipata prevede il versamento di almeno vent’anni di contributi e un’età minima di 64 anni compiuti.
Sicuramente le nuove proposte andranno ad agevolare chi aveva una carriera già avviata nel 1996, mentre chi ha versato più contributi rimarrà tagliato fuori da questa proposta di legge. Sembra assurdo però, che chi ha versato più tasse e ha lavorato per più anni dovrà faticare duramente per ottenere un assegno che gli consenta di trascorrere una vecchiaia all’insegna della serenità.
Per quale motivo nasce l’esigenza di ridurre l’età pensionabile?
Durante la fase di propaganda delle elezioni politiche, molti partiti e fazioni hanno presentato programmi incentrati sul ridimensionamento dell’età pensionabile.
Questo perché la Legge Fornero sfrutta al massimo i dipendenti, offrendo il trattamento pensionistico solamente quando questi raggiungono i 67 anni di età. Così facendo però, il lavoro potrebbe usurare una persona la quale, raggiunta una certa età, non ha più i riflessi e l’idoneità fisica per portare a termine il proprio lavoro.
Questo discorso si amplia ancor più quando il lavoratore è una donna, in quanto gode di prestazioni fisiche leggermente inferiori a quelle di un uomo. Per non parlare poi di tutti quei lavori gravosi e pesanti che sicuramente una persona non può svolgere superata una certa età.
Non sappiamo ancora come evolverà la situazione e quali provvedimenti verranno presi in tal senso, ma è doveroso intervenire per far sì che la maggior parte delle persone possa godere di questo trattamento senza arrivare allo stremo delle forze.
Qual è la vostra opinione in merito alla riforma pensionistica che il Governo intende promulgare nei prossimi mesi? È meglio ridurre l’età pensionabile oppure bisogna mantenere il sistema previdenziale inalterato? A voi i commenti!