Giorgia Meloni e il suo governo hanno ulteriormente aumentato la disparità di genere che già è presente nella nostra società. Ecco in che modo l’hanno fatto!
Il dibattito sulle pensioni in Italia si accende, con particolare attenzione alle conseguenze per le donne. La Cgil lancia un’accusa al governo, evidenziando che nel 2024 sono previste solamente 3.760 uscite anticipate per le donne, rispetto ai 67 anni di età fissati dalla legge per andare in pensione. Secondo la Cgil, le donne continuano a essere le più penalizzate dalle scelte del governo Meloni, in particolare dalla legge Monti-Fornero.
Dalle analisi della Cgil emerge che le misure come Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna, riguardano un numero esiguo di donne. Ad esempio, la Quota 103 risulta inutile per le donne, dato che coloro che soddisfano i requisiti di 41 anni di contributi e 62 di età nel 2024, avrebbero già raggiunto i requisiti per Opzione donna al 2021. Opzione donna 2024, secondo le stime della Cgil, riguarderà solo 250 donne, un numero nettamente inferiore alle promesse del governo.
Inoltre, il monitoraggio dei flussi di pensionamento evidenzia una significativa penalizzazione delle donne. Le pensioni anticipate liquidate sono diminuite drasticamente, passando da 107.520 nel 2022 a 29.556 nel 2026, con un calo del 72,5%. Per quanto riguarda gli importi delle pensioni, si evidenzia un divario di genere: mentre gli assegni maschili aumentano leggermente, quelli femminili diminuiscono del 17%. Anche le pensioni anticipate mostrano un divario significativo, con una differenza media di 353 euro tra uomini e donne.
La situazione è aggravata dal fatto che moltissime donne saranno colpite dai nuovi tagli del governo Meloni ai dipendenti pubblici, in particolare nel settore della sanità e dell’istruzione. Secondo Cigna della Cgil, si prevede un calo almeno del 30% delle pensioni anticipate nel pubblico nel 2024, con effetti ancora più pesanti dal 2025 in poi.
Lara Ghiglione della Cgil sottolinea la necessità di creare occupazione di qualità per le donne, abbattere i divari retributivi e approvare una riforma complessiva del sistema pensionistico che tenga conto delle diverse condizioni di genere, delle carriere discontinue e dei bassi salari. Sottolinea inoltre l’importanza di riconoscere il lavoro di cura familiare, spesso a carico delle donne, come contributo al sistema pensionistico.
In sintesi, il dibattito mette in luce le sfide e le disuguaglianze nel sistema pensionistico italiano, con un focus specifico sulle difficoltà incontrate dalle donne. Cosa ne pensate? A voi i commenti!