Lo stralcio delle cartelle esattoriali non rappresenta l’unica chance per non pagare più i debiti. Bisogna considerare anche i tempi di prescrizione. Ecco i dettagli da conoscere per non pagare più i debiti!
Cartelle esattoriali 2023 fino a 1.000 euro: quando si annullano
La Legge n. 197/2022, all’art. 1, prevede l’annullamento delle cartelle esattoriali.
I debiti affidati alla Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 fino a 1.000 euro vengono cancellati automaticamente. L’Agenzia delle Entrate non potrà richiedere il pagamento dei debiti che fanno parte dello stralcio fino alla data di annullamento (fissato al 31 marzo 2023 dalla norma).
Cartelle esattoriali annullabili per prescrizione: quali sono
La prescrizione delle cartelle esattoriali non avviene in automatico: occorre richiederne l’annullamento prima che scattino i passaggi successivi cui segue l’impugnabilità dell’atto.
A seconda del tipo di debito, i tempi di prescrizione variano da 5 a 10 anni: non si prevedono notifiche.
La prescrizione del debito va calcolata tenendo conto di varie scadenze.
Cadono in prescrizione dopo:
10 anni: IVA, IRPEF, IRAP, imposta di registro e di bollo, Canone Rai, imposta catastale e ipotecaria;
5 anni: TARI, IMU, sanzioni amministrative, multe stradali, contributi Inps e Inail, Tosap, sanzioni tributarie e penali;
3 anni: bollo auto.
Cartelle esattoriali con debito prescritto: cosa fare?
In caso di ricevimento di una cartella esattoriale con debito prescritto, bisogna presentare ricorso davanti al giudice.
Il ricorso può farlo direttamente il richiedente se la cartella notificata riguarda multe stradali con importo pari o inferiore a 1.100 euro oppure imposte non pagate d’importo pari o inferiore a 3mila euro.
Per importi superiori, il ricorso va presentato avvalendosi della consulenza di un avvocato.
Occorre valutare anche i termini di scadenza per presentare ricorso, ovvero entro:
60 giorni per debiti relativi a imposte e tasse;
30 giorni per sanzioni o multe stradali;
40 giorni per debiti relativi a contributi INPS e INAIL.
A seconda della natura del debito cambiano anche gli organi giudiziari presso cui depositare il ricorso:
Giudice di Pace per multe stradali ed altre sanzioni amministrative;
Corte di Giustizia Tributaria di Primo grado per debiti riguardanti imposte e tasse;
Tribunale ordinazione, sezione lavoro e previdenza per omessa regolarizzazione dei contributi INPS e INAIL.
Se non fai ricorso cosa succede?
Non fare ricorso per opporsi alla cartella esattoriale significa far scattare le regole che portano l’atto ad essere ritenuto non più contestabile.
In tal caso, l’Agenzia delle Entrate può pretendere il pagamento del debito maggiorato di sanzioni, interessi e aggio. Se il contribuente non paga, la Riscossione può applicare le procedure esecutive e cautelari.
Che ne pensate? A voi i commenti!