Tutti ricordiamo il dramma genovese del crollo del Ponte Morandi, avvenuto 2018. Se dapprima si pensava che fosse stata una situazione accidentale, subentrano ora delle novità clamorose. Vediamole qui di seguito…
Il viadotto sul Polcevera realizzato nella seconda metà degli anni ’60 su progetto dell’ingegner Riccardo Morandi è crollato il 14 agosto del 2018 all’ora di pranzo. Le vittime della tragedia sono state 43. La maggior parte erano automobilisti, ma non mancavano i lavoratori che prestavano servizio sotto il ponte. Si vociferava, e poi gli stessi interessati hanno confermato, che gli addetti alla manutenzione periodica dell’infrastruttura sapessero delle condizioni pessime del ponte, ma avrebbero preferito non controllare i pilastri in modo da risparmiare. La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex amministratore delegato Castellucci e gli altri imputati nell’inchiesta. Questi 71, tutti ex vertici e dirigenti delle ditte di manutenzione, non si sarebbero preoccupati dello stato dell’opera.
Le accuse sono molteplici: dall’omicidio colposo all’attentato alla sicurezza dei trasporti, dal crollo doloso fino all’omicidio stradale. Le richieste di condanna si sono finalmente concluse dopo una fitta serie di udienze preliminari in cui i pm, oltre a raccontare la storia del crollo, hanno anche usato toni sprezzanti e sarcastici nei confronti dei principali indagati. Chiunque avrebbe dovuto rendersi conto, dice la Procura, che la condizione delle pile era critica e ci si sarebbe dovuti attivare, poichè “la corrosione non si sarebbe arrestata da sola”.
Quella sul crollo del Ponte Morandi di Genova è stata una inchiesta lunga e complicatissima durata quasi tre anni. Una inchiesta che, cercando di fare luce sull’accaduto, ha dato vita anche ad altri filoni di indagine che hanno riguardato in particolare i meccanismi delle manutenzioni stradali su viadotti e gallerie che erano improntati solo a garantire minori costi e maggiori guadagni. Tra le altre indagini, inoltre, ne scaturiscono altre ancora più gravi, come ad esempio i falsi report sullo stato di salute di altri viadotti in realtà pericolosi.
La conclusione dei periti del Gip, dunque, afferma che la causa è sicuramente l’inadeguatezza dei controlli. La Procura avrebbe inoltre chiesto il dissequestro dei reperti ancora conservati nei magazzini di Aspi e Spea, ma a tale istanza si sono opposti sia i difensori degli imputati che gli avvocati che rappresentano le parti civili. I legali di Castellucci e del fidato Galatà al momento non hanno commentato, così come fanno Aspi e Spea, chiamate a rispondere del comportamento dei loro dipendenti.
Quindi le informazioni contenute nell’avviso di conclusione confermano quelle che da tempo erano le sensazioni, ovvero che la situazione delle manutenzioni fosse vergognosa. E così finalmente, dopo 3 anni, la Procura di Genova fa luce in modo corretto su questo fatto passato. Ora bisogna guardare al processo e sarebbe fondamentale, una volta tanto, che non si confermassero i tempi tutti italiani della giustizia.