La rivelazione della morte della piccola Elena ha lasciato di stucco l’Italia intera, che fatica a capire come una madre riesca a togliere la vita alla propria figlia. Il movente dell’omicidio non è ancora stato reso noto anche se, secondo alcune fonti, le motivazioni potrebbero derivare da problematiche psichiatriche. Ecco cos’hanno dichiarato gli esperti del settore in merito.
Qual è il motivo che ha spinto a Martina Patti a uccidere la figlia Elena Del Pozzo?
Dopo l’interrogatorio che ha portato la donna ad ammettere la verità, Martina Patti, di soli 23 anni ha confessato l’omicidio della figlia Elena.
La piccola, che a breve avrebbe festeggiato i suoi cinque anni, è stata uccisa nei pressi di Mascalucia e, successivamente, seppellita vicino alla propria casa. Fin dal primo momento sono state evidenziate le contraddizioni nel racconto della madre. Sono state proprio queste affermazioni a far capitolare la donna.
Nonostante Martina Patti abbia ammesso di aver commesso lei stessa il delitto, non è ancora emerso il motivo che l’ha spinta a macchiarsi di questo orribile gesto. Le persone si chiedono come una bambina non possa fidarsi nemmeno di sua mamma e di cosa scatti nella testa di un adulto al fine di compiere un’azione così spregevole.
Gli infanticidi in Italia: una realtà in costante aumento
Purtroppo l’uccisione di Elena è solo l’ultima sulla lunga lista che da anni ha portato diversi genitori a porre fine alla vita dei loro figli.
Secondo gli ultimi rapporti, tra il 2000 e il 2014 sarebbero stati quasi 400 i bambini uccisi da coloro che, in realtà, avrebbero dovuto amarli e proteggerli da ogni minaccia.
È proprio questo il motivo che porta l’attenzione degli esperti a focalizzarsi sulla faccendona cercando di capire il motivo per cui un genitore arrivi a compiere una mossa così crudele.
Per quanto riguarda Martina Patti, il terribile gesto deriverebbe da un attacco di gelosia che la stessa avrebbe provato nei confronti della nuova compagna dell’ex fidanzato, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, il padre di Elena.
A quanto pare, la donna stava costruendo un rapporto con la piccola, con la quale andava veramente d’accordo. Tutto questo non ha fatto che esacerbare i rancori fra le parti e, forse, è proprio questo il motivo che ha portato Martina ad agire in questa maniera sconsiderata.
La gelosia avrebbe quindi spinto la giovane donna ad eliminare il fattore che avrebbe potuto rendere Alessandro fiero della sua famiglia. La Patti ha dovuto confessare come l’azione da lei commessa si sia verificata in maniera del tutto incontrollata, quasi come non fosse consapevole di ciò che stava accadendo.
La donna ha quindi confessato il delitto e ha rivelato alle forze dell’ordine la posizione del corpo della piccola, uccisa a colpi di coltello. Martina Patti ha prelevato la figlia dall’asilo, l’ha portata a casa, l’ha fatta giocare e mangiare e poi l’ha pugnalata al collo e alla schiena. Infine ha riposto il corpo senza vita in alcuni sacchi neri e lo ha sotterrato nella buca che aveva scavato prima di andare a prenderla a scuola.
Il parere degli psichiatri sulla questione
A tal proposito sono intervenuti alcuni psichiatri, che hanno cercato di capire come una madre possa arrivare a compiere un gesto simile.
Una delle più degne conclusioni viene riconosciuta come la sindrome di Medea: si tratta di un raptus che porta la donna ad uccidere i figli con il solo scopo di ferire i sentimenti del padre.
Alcuni esperti hanno espresso tale parere, ma pare ovvio che debbano essere condotte ulteriori analisi al fine di evidenziare tratti borderline nella personalità di Martina. Il nome di questa patologia è correlata ad una vicenda epica dove una donna, per l’appunto Medea, viene abbandonata dal marito poiché questo decide di scappare con un’altra ragazza.
Medea, estremamente delusa, cerca un modo per attuare la sua vendetta e lo trova uccidendo i discendenti del marito. Purtroppo i minori si ritrovano spesso a pagare il caro prezzo degli errori degli adulti e le istituzioni non sempre sono in grado di tutelare queste situazioni così pericolose.
L’accusa è comunque ferma sul fatto che la donna abbia premeditato l’omicidio e che quindi , molto difficilmente, sia potuta cadere vittima di un raptus transitorio. Proprio per questo motivo andranno appurate alcune dinamiche che potrebbero regolare l’influsso mentale della donna. Secondo gli esperti la confessione di Martina sarebbe una sorta di mea culpa che l’assassina avrebbe fatto nei confronti della società.
Questa si sarebbe infatti resa conto dell’orribile gesto commesso e l’unico modo per espiare le sue colpe sarebbe stato quello di denunciarlo al mondo.
Martina Patti è affetta dalla sindrome di Medea o ha riportato dei traumi che, in qualche modo, l’hanno portata a macchiarsi di questo vile gesto? A voi i commenti!