Sono passati diversi anni dall’uccisione della giovane Yara Gambirasio, ma nuovi risvolti sono emersi nelle ultime ore. Anche se il procedimento penale si è concluso nell’ottobre del 2018, la Procura di Venezia ha scovato altri due indagati. Scopriamo insieme cosa sta succedendo?
Era il 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio scomparve da casa. Il panico si diffuse in tutta l’Italia e la gente rimase per mesi con il fiato sospeso. Tutto ha trovato una triste conferma il 26 febbraio 2011 con il ritrovamento del corpo senza vita della ragazzina.
Le indagini e le prove raccolte hanno individuato come colpevole Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo. A distanza di anni però, nuove prove hanno rivelato altri due possibili indagati. Questi sono stati citati per frode e depistaggio.
Nuove rivelazioni nel caso di Yara Gambirasio
Nelle ultime ore la Procura di Venezia ha effettuato altre indagini sul caso Gambirasio individuando altri due potenziali indagati.
I due interessati sono Giovanni Petillo, Presidente della Prima Sezione Penale del Tribunale di Bergamo e Laura Epis, la funzionaria responsabile dell’ufficio volto a raccogliere i Corpi del Reato. Secondo la Procura i due sarebbero accusati di frode e depistaggio. Secondo Il Corriere della Sera l’inchiesta è stata aperta dai legali di Bossetti. L’uomo é al momento ritenuto l’unico responsabile per l’omicidio della piccola Yara e sta scontando la pena dell’ergastolo.
Di che cosa sono accusati i nuovi indagati?
Secondo i legali di Bossetti, ovvero Claudio Salvani e Paolo Camporini, il materiale recante il DNA di Massimo Bossetti sarebbe stato inquinato. Le prove non sarebbero state conservate nella maniera indicata e quindi questo avrebbe compromesso la capacità di difesa dell’uomo.
Claudio Salvani ha inoltre dichiarato che è impossibile scoprire le condizioni delle prove, in quanto potrebbero essere state ulteriormente inquinate con il tempo. I reperti sono stati trasferiti in vari posti e potrebbero non essere più attendibili dopo tutti questi anni. Calvani ha inoltre aggiunto che è importante sapere se sarà possibile provare la manipolazione dei campioni. Senza di questi, sarà infatti impossibile scovare ulteriori DNA sui reperti.
A oggi non si hanno ancora risposte in merito alle proprietà di questi effetti personali e se questi siano stati inevitabilmente compromessi.
Nel corso dei mesi moltissime persone sono state interrogate per apprendere più notizie, ma per il momento nessun risultato è stato ottenuto. Si pensa che qualora ciò fosse accaduto non avrebbe in alcun modo intento doloso.
I campioni si sarebbero quindi danneggiati per l’interruzione della catena del freddo o per la mancanza di attenzione durante gli spostamenti. È proprio questo il motivo che ha spinto gli avvocati di Bossetti a denunciare Giovanni Petillo e Laura Epis. Non ci resta dunque che attendere una risposta dalla Procura di Venezia, la quale sta procedendo ai dovuti accertamenti. Non si esclude ancora l’occultazione volontaria di 54 provette con all’interno il DNA di Bossetti.
Il materiale raccolto sarà ancora utilizzabile o si rivelerà essere completamente rovinato? L’inchiesta é ormai vicino alla chiusura e nei prossimi giorni potremo approfondire questo argomento.
Secondo voi si tratta di un errore in buona fede o di un’insinuazione che poi forse tale non è?