Ennesimo caso di cronaca nera. Una donna di soli 37 anni è rimasta sepolta per 11 giorni all’interno di una bara. Scopriamo insieme quella che sembra essere la trama del peggior racconto dell’orrore di sempre.
Donna sepolta viva per 11 giorni: la triste storia di cronaca
Spesso i fatti di cronaca sconvolgono chi li ascolta, ma alcuni sembrano essere la fonte di ispirazione dei peggiori racconti horror di sempre. La protagonista del racconto di oggi è una donna di circa 37 anni che, a quanto pare, sarebbe stata sepolta viva all’interno di una bara. La vittima ha quindi trascorso più di 10 giorni all’insegna della sofferenza e dell’angoscia, confinata in uno spazio così piccolo da distruggere anche la mente e la ragione.
Per non parlare poi dell’ansia e della sensazione che solo un luogo come questo può riservare. La donna rispondeva al nome di Rosangela Ameida Dos Santos e al momento dei fatti aveva da poco compiuto 37 anni. Rosangela si sarebbe sentita poco bene e, trasportata d’urgenza all’ospedale, sarebbe stata colpita da due arresti cardiaci. Pare infatti che soffrisse di una malattia che le ha sempre causato degli svenimenti e che con il passare degli anni si era acutizzata. Purtroppo l’ultimo arresto le è stato fatale e i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della ragazza.
Dopo qualche giorno sono stati organizzati i funerali, ma qualcosa di tremendo si sarebbe verificato da un momento all’altro. Rosangela non era realmente morta e dopo qualche ora ha ripreso conoscenza, risvegliandosi all’interno della bara. Purtroppo la donna ha trascorso le sue ultime ore in un totale stato di agonia, in quanto nessuno avrebbe udito le sue urla fino all’ultimo minuto. Quando la sua bara è stata aperta sono stati trovati dei segni sulle braccia e sulle gambe, mentre il corpo era in una posizione diversa da quella della sepoltura. La vittima è quindi morta per choc settico.
Il mistero della morte apparente: uno sguardo sul passato
Oggi i casi di morte apparente sono davvero rari rispetto al passato. Questo perché, dal momento della morte, devono trascorrere almeno due giorni prima di autorizzare la sepoltura. In passato c’era l’usanza di seppellire quasi subito i defunti, in quanto non esistevano le modalità di conservazione del corpo di cui disponiamo oggi.
Per evitare che il corpo andasse incontro alla putrefazione, il funerale veniva organizzato nell’immediato e non si attendeva il tempo necessario per attestare la morte cerebrale del paziente. Secondo la medicina, la morte cerebrale subentra dopo sei ore di inattività del sistema nervoso, ma è meglio attendere qualche ora in più per sicurezza.
Quando dopo anni e anni le bare venivano aperte, queste riportavano al loro interno veri e propri incubi. Il defunto era spesso ritrovato con braccia e mani ripiegate verso l’alto, mentre la superficie della bara era del tutto graffiata. E’ quindi nata l’usanza di collegare la caviglia del defunto ad una campanella da posizionare vicino alla lapide.
In questo modo, in caso di morte apparente, lo stesso avrebbe potuto far suonare il dispositivo, facendo capire ai presenti di essere ancora in vita. Molte persone hanno perso la vita in questa maniera e, a quanto pare, in alcune parti del mondo tutto questo può ancora verificarsi. Questa vicenda vi ha dunque turbato? A voi i commenti!