Durante l’ultimo interrogatorio a Filippo Turetta, sono venuti fuori altri macabri dettagli riguardanti il caso di Giulia Cecchettin. Ecco che cosa ha rivelato!
Durante l’interrogatorio nel carcere di Verona, Filippo Turetta ha ricostruito gli ultimi momenti di vita di Giulia Cecchettin, 22enne di Vigonovo (Venezia). Secondo quanto riportato da “Quarto Grado”, il ragazzo ha confessato l’omicidio davanti al pubblico ministero di Venezia, Andrea Petroni. Turetta ha descritto dettagliatamente l’aggressione avvenuta l’11 novembre 2023, dopo una serata trascorsa insieme.
Filippo Turetta ha spiegato che la serata era iniziata con una sessione di shopping e una cena in un centro commerciale a Marghera. Successivamente, durante il viaggio di ritorno, i due si sono fermati in un parcheggio a 150 metri dalla casa di Giulia. Turetta aveva portato con sé alcuni regali, tra cui una scimmietta di peluche, ma Giulia li ha rifiutati, scatenando una lite tra i due.
“Mi ha detto che ero troppo dipendente e appiccicoso,” ha raccontato Turetta, aggiungendo che Giulia gli aveva confessato di voler andare avanti e che stava frequentando un altro ragazzo. La discussione è degenerata quando Giulia è uscita dall’auto gridando “Lasciami in pace”. Turetta, arrabbiato, ha preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore e ha rincorso Giulia, colpendola ripetutamente.
Dopo aver colpito Giulia, Turetta l’ha caricata sui sedili posteriori dell’auto e ha guidato per circa quattro chilometri fino a un luogo isolato nella zona industriale di Fossò. Durante il tragitto, Giulia ha continuato a chiedere aiuto. Una volta fermatosi, Turetta ha tentato di metterle del nastro adesivo sulla bocca, ma senza successo. Giulia è riuscita a scendere dall’auto e a correre via, ma Turetta l’ha inseguita e l’ha colpita nuovamente con un altro coltello che aveva in auto. L’autopsia ha rilevato che Giulia ha subito 75 coltellate, con la morte sopraggiunta per shock emorragico e un colpo alla testa.
Dopo l’omicidio, Turetta ha tentato due volte di suicidarsi, senza successo. Ha poi nascosto il corpo di Giulia e si è dato alla fuga, terminata dopo sette giorni in Germania, vicino Lipsia. Durante la fuga, Turetta ha cercato notizie su di sé, ma ha deciso di non suicidarsi dopo aver letto che i suoi genitori speravano di trovarlo ancora vivo.
Dopo l’arresto, la procura ha contestato a Turetta l’omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, oltre ai reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d’armi. È emerso che Turetta avrebbe spiato Giulia tramite un’applicazione sul suo cellulare e avrebbe pianificato l’omicidio già da novembre, acquistando nastro adesivo e prendendo appunti su come legare Giulia. Tuttavia, Turetta ha negato la premeditazione, sostenendo di aver acquistato il nastro adesivo per attaccare il papiro della laurea di Giulia e che i coltelli erano stati messi in auto per pensieri suicidi.
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