Ogni anno, nel mese di Gennaio, il Governo italiano dispone l’adeguamento all’inflazione per le pensioni, equiparando gli assegni al costo della vita. In questo modo si tutela il potere d’acquisto dei pensionati in base all’aumento dei prezzi. Ecco quali importi verranno penalizzati nel 2024.
Adeguamento pensioni 2024, le percentuali: chi prenderà di meno
Con la nuova legge di bilancio, l’adeguamento delle pensioni al costo della vita sarà meno conveniente per coloro che percepiscono un assegno superiore a dieci volte il minimo. La penalizzazione riguarda, dunque, i pensionati che riscuotono oltre 5.637 euro lordi. Per quanto riguarda l’aumento relativo agli assegni tra 4 e 5 volte il minimo, l‘iniziale proposta di alzare l’indice di rivalutazione dall’85 al 90% sembrerebbe essere stata accantonata per problemi di bilancio.
Il testo della nuova misura attende il vaglio del Parlamento, non escludendo eventuali correzioni. Scopriamo allora cosa cambierà nel 2024, in riferimento alle percentuali di rivalutazione relative alle varie fasce di reddito:
– il 100% riguarderà gli assegni pensionistici fino a 4 volte il minimo;
– l‘85% interesserà gli importi da 4 a 5 volte il minimo;
– il 53% sarà destinato alle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo;
– il 47% spetterà agli importi compresi tra 6 e 8 volte il minimo;
– il 37% concernerà gli assegni che superano 10 volte il minimo.
L’unica differenza rispetto alla rivalutazione attuata nel 2023 riguarda il calo di 10 punti percentuali per le pensioni più alte. La rivalutazione degli importi, in questo caso, sarà del 22% anziché del 32%.
Pensioni 2024: i nuovi cambiamenti
La nuova manovra prevede, dunque, il taglio delle pensioni d’oro, con la decurtazione degli aumenti per gli importi più alti, incrementando gli assegni previdenziali più bassi. In poche parole la legge di bilancio favorirebbe i trattamenti minimi o relativamente bassi. Questi, infatti, beneficeranno della rivalutazione piena aggiornata dal decreto Istat. Le nuove misure introdotte nella legge di bilancio 2024 riguardano anche l’età di uscita dall’attività
lavorativa.
La manovra include la proroga di Quota 103, che prevede 62 anni di età e 41 di contributi, con una novità. I beneficiari percepiranno un importo più basso, ricalcolato con il metodo contributivo. Per usufruire di Ape Sociale saranno necessari 63 anni e 5 mesi di età, anziché 63. Aumenta, invece, di 1
anno il limite di età per beneficiare di Opzione Donna. Le donne senza figli potranno congedarsi dal lavoro a 61 anni, invece che a 60, con 35 anni di contributi, se appartenenti a determinate categorie.
Tale misura riguarda le invalide al 74%, le lavoratrici di aziende in crisi, le caregivers e le dipendenti licenziate. L’età scende a 60 anni in presenza di un figlio e a 59 con 2 o più figli. È confermata la super rivalutazione degli importi previdenziali minimi dei pensionati ultra 75enni. Non ci resta dunque che attendere il futuro aggiornamento Istat che determinerà le effettive percentuali di aumento per gli assegni pensionistici in Italia, in base a ogni fascia di reddito. Che dire: a voi i commenti!