I nuovi dazi imposti da Trump sulle merci italiane mostrano già come i risultati siano devastanti. Ecco che cosa è accaduto!
Il mondo del vino italiano trema. Le nuove tariffe volute da Donald Trump sull’importazione di prodotti europei iniziano a far sentire i primi effetti concreti, colpendo uno dei simboli del made in Italy: il vino.
Durante l’ultima edizione di Vinitaly, Coldiretti ha lanciato un allarme che scuote l’intero comparto enologico. Gli importatori statunitensi, di fronte al dazio del 20% imposto dal governo americano, stanno chiedendo uno sconto ai produttori italiani per bilanciare l’aumento dei prezzi. Il risultato? Pressioni al ribasso sui prezzi e pericolosi segnali di perdita di competitività.
Il precedente non è incoraggiante. Nel 2019, lo stesso tipo di dazi colpì la Francia e causò un crollo del 20% nell’export vinicolo verso gli Stati Uniti. Se lo scenario dovesse ripetersi per l’Italia, le perdite potrebbero sfiorare i 390 milioni di euro.
Ma la questione non si ferma ai numeri. C’è in gioco la posizione strategica che il vino italiano ha faticosamente conquistato negli scaffali americani, nei menu dei ristoranti e nei calici degli appassionati d’Oltreoceano. Prodotti iconici come il Prosecco DOCG, già in vendita a circa 16 euro, potrebbero superare i 20 euro al dettaglio.
Una soglia che rischia di aprire le porte a surrogati locali come il “Calsecco”, un frizzante californiano che ricalca – nel nome e nello stile – il nostro Prosecco.
Per Coldiretti, la risposta deve essere chiara: l’Europa deve evitare scontri e puntare tutto sulla diplomazia. Solo con il dialogo si possono difendere gli interessi degli agricoltori italiani e garantire la qualità nei mercati globali.
Anche Marco Caprai, produttore umbro di fama internazionale, ha espresso la sua preoccupazione: nessun nuovo mercato può colmare il vuoto lasciato da quello statunitense. Gli USA rappresentano un quarto dell’intero export vinicolo italiano.
La questione è seria: senza un intervento concreto, l’Italia rischia di vedere sgretolarsi anni di investimenti, promozione e lavoro sui mercati esteri.
Il vino italiano è in difficoltà, ma non è solo. È una battaglia che riguarda tutti noi, il nostro patrimonio culturale e la nostra economia.
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