Trump annuncia nuove restrizioni all’ingresso negli USA. Ecco la lista e i motivi dietro questa mossa!
Negli Stati Uniti si sta scrivendo una nuova pagina controversa della politica migratoria. Mentre Donald Trump si muove sul piano internazionale tra contatti diretti con Vladimir Putin e proposte di tregua in Ucraina, sul fronte interno torna protagonista con una misura che fa discutere: il divieto d’ingresso per i cittadini provenienti da ben 43 Paesi, la maggior parte dei quali situati nel continente africano.
L’obiettivo dichiarato? Rafforzare la sicurezza nazionale, evitare infiltrazioni pericolose e costringere i governi stranieri ad adottare sistemi di identificazione più rigorosi. Il piano si articola su tre livelli, rappresentati dai colori di un semaforo: rosso, arancione e giallo. Ogni colore indica un diverso grado di rischio e, di conseguenza, differenti restrizioni all’ingresso sul suolo americano.
Nel gruppo rosso, considerato il più critico, troviamo Paesi come Iran, Corea del Nord, Afghanistan, Siria, Yemen e Venezuela. Per i loro cittadini non ci sarà possibilità di ottenere un visto: il blocco è totale e definitivo, almeno finché non cambieranno le valutazioni di sicurezza.
Nel gruppo arancione si trovano nazioni come Bielorussia, Birmania, Eritrea, Russia e Haiti. In questi casi sarà necessaria una valutazione individuale e positiva da parte dei funzionari americani per ottenere l’accesso. Ogni domanda sarà trattata con la massima attenzione e il processo di concessione dei visti diventerà più severo.
Il gruppo giallo, il più numeroso, comprende Stati africani come Liberia, Mali, Zimbabwe, Gambia, Capo Verde e altri. In questo caso, i Paesi hanno un ultimatum di 60 giorni per migliorare i propri standard di cooperazione con le autorità americane. In caso contrario, saranno declassati a una categoria più restrittiva.
Le critiche non si sono fatte attendere. In particolare, dalla Liberia sono arrivate le reazioni più dure: una nazione storicamente legata agli Stati Uniti per cultura, istituzioni e persino per la moneta, il dollaro. Il governo liberiano ha definito il provvedimento incomprensibile e lesivo di una relazione storica che ha radici profonde.
Non è la prima volta che Trump adotta misure drastiche in tema di immigrazione. Già nel 2017, durante il suo primo mandato, introdusse un travel ban che colpiva soprattutto i Paesi musulmani. Quella decisione provocò proteste globali e fu poi annullata da Joe Biden. Ma oggi, Trump torna alla carica, convinto che la sicurezza venga prima di tutto, anche a costo di rovinare rapporti diplomatici con interi continenti.
Siamo davvero di fronte a un’azione necessaria per proteggere gli Stati Uniti o si tratta dell’ennesima strategia per alimentare il consenso interno? E quali saranno le ripercussioni globali di questa misura?
Partecipa alla discussione: è giusto limitare l’accesso agli USA per motivi di sicurezza? Oppure siamo davanti a una chiusura ideologica? Diccelo nei commenti.