Alcune dichiarazioni del ministro Nordio fanno esplodere la polemica. Ma che cosa è successo?
Un temporale politico si è abbattuto sul ministro della Giustizia Carlo Nordio. Le sue parole, pronunciate durante un evento pubblico a Salerno, hanno sollevato un’ondata di accuse e indignazione. Il tema? I femminicidi e il presunto legame con l’origine etnica dei responsabili.
Secondo Nordio, molti casi di violenza contro le donne nascerebbero dalla mancanza di educazione civica e da una cultura che non valorizza il rispetto, soprattutto tra giovani e adulti di etnie diverse. Una frase che ha infiammato immediatamente il dibattito politico e sociale.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Il Partito Democratico ha risposto duramente, accusando il ministro di razzismo e superficialità. Secondo i parlamentari dem, le parole di Nordio nasconderebbero il vero problema: la cultura patriarcale, tossica e profondamente radicata anche tra gli uomini italiani.
Anche le associazioni contro la violenza sulle donne hanno preso posizione. Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza – ha definito le parole del ministro “inutili” e distanti dalla realtà. La richiesta è chiara: basta parole vuote e interventi estemporanei. Serve un piano strutturato, concreto e condiviso.
Il cuore della polemica è tutto lì: la violenza di genere non è questione di passaporto, ma di cultura. Serve un’azione profonda che parta dalla scuola, dai centri antiviolenza, dai media, dalle famiglie. Puntare il dito sulle etnie rischia solo di distrarre dall’urgenza di una trasformazione sociale vera.
Nel frattempo, cresce la pressione sul governo perché prenda le distanze da queste dichiarazioni e metta in campo politiche incisive, durature e responsabili. La prevenzione non può essere una parola di circostanza: deve diventare una missione collettiva.
E tu, pensi che la frase del ministro sia davvero inaccettabile o è stata fraintesa? La parola ora passa ai cittadini. Scrivi cosa ne pensi nei commenti.