Il caso del bracciante indiano morto tragicamente a causa del lavoro in nero ha creato una grossa bufera mediatica, ed Enrico Mentana non ha potuto non commentare la vicenda. Ecco che cosa ha detto!
Enrico Mentana, direttore del TgLa7, ha espresso un commento incisivo sulla tragica morte di Satnam Singh, un bracciante indiano di 31 anni. Singh è deceduto il 19 giugno dopo che, due giorni prima, un macchinario avvolgiplastica gli aveva tranciato un braccio. Il caso non ha fatto scalpore solo per l’incidente, ma soprattutto per le circostanze successive. Invece di essere soccorso, Satnam è stato trasportato e abbandonato vicino alla sua abitazione, con il braccio tranciato posizionato sopra una cassetta per la raccolta degli ortaggi. Il titolare dell’azienda agricola per cui lavorava è stato indagato per omissione di soccorso e omicidio colposo.
La vicenda ha sollevato un’ondata di indignazione pubblica e ha riportato alla luce la piaga del caporalato, un problema spesso ignorato sia dalla politica che dai media. Mentana ha sottolineato la gravità della situazione durante l’edizione serale del TgLa7, con un editoriale toccante e molto condiviso sui social. “Come tutti i braccianti di quella ditta, come tutti i braccianti o quasi, che ci sono nelle nostre campagne da Nord a Sud, come tanti altri lavoratori in nero – noi diciamo irregolari, invisibili che ci sono in Italia – ora bisogna essere molto chiari” ha detto il giornalista. “Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale.”
Mentana ha criticato la retorica politica che associa i migranti a problemi come il traffico di droga o la violenza, ignorando il contributo fondamentale che essi offrono all’economia italiana. “Gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate.” Ha poi aggiunto che molti immigrati vengono chiamati in Italia per fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, evidenziando una divisione tra coloro che rifiutano i migranti e quelli che li accettano solo per sfruttarli.
Il giornalista ha concluso con una riflessione amara: “Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Scusate se rubo un altro secondo… Ci sono città del nord est, Monfalcone, in cui c’è un abitante del Bangladesh, un immigrato dal Bangladesh ogni quattro italiani. E chi li ha chiamati? E a cosa servono? E poi ci lamentiamo se sono tanti, o se tutti messi insieme in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo? Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare?”
Mentana ha invitato tutti a riflettere su cosa è diventato il nostro Paese, riconoscendo la complessità e la gravità della situazione.
Cosa ne pensate? A voi i commenti!