• Ven. Nov 22nd, 2024

Marina Berlusconi Sbotta: Papà Perseguitato Anche Da Morto!

Marina Berlusconi attraverso un’intervista, denuncia la persecuzione giudiziaria del padre Silvio, anche dopo la sua morte, e criticare l’attuale sistema giudiziario.

 

Le parole di Marina Berlusconi stanno suscitando molte discussioni. Marina Berlusconi ha scelto di esprimere le sue frustrazioni riguardo a suo padre, Silvio Berlusconi, e al sistema giudiziario, attraverso una lettera pubblicata su Il Giornale. “Mi sento obbligata a fornire una testimonianza e una denuncia, soprattutto come figlia”, ha affermato la figlia maggiore del fondatore di Forza Italia.

La sua lettera a Il Giornale inizia così: “Caro direttore, la guerra di trent’anni non doveva terminare con Silvio Berlusconi? Non era il caso che dopo di lui, il problema della giustizia tornasse alla normalità? No, sfortunatamente non è così. Solo un mese dopo la sua morte, la Procura di Firenze ha ripreso senza sosta la sua caccia a Berlusconi, accusandolo della più assurda delle accuse: essere un mafioso. Nel frattempo, il conflitto tra la magistratura e la politica nel nostro Paese è più intenso e violento che mai”.

Marina Berlusconi continua, lamentandosi della persecuzione subita da suo padre, che non si è fermata nemmeno dopo la sua morte. Secondo lei, questo riflette molte delle patologie e delle aberrazioni affliggenti il nostro sistema giudiziario. Marina Berlusconi afferma che parte della magistratura si è trasformata in una casta intoccabile e politica, intenta solo a diffamare i propri avversari.

“Certi pubblici ministeri rovesciano completamente il processo che dovrebbe seguire la ricerca della verità. Partono da una teoria, per quanto folle, e adattano i fatti alla teoria, stravolgendo la realtà se necessario, per dimostrare la validità della teoria stessa. E non importa se alla fine questa non trova alcuna conferma. Perché nel frattempo, i media amici avranno diligentemente pubblicato le accuse, inclusi i documenti segreti, facendo tutto il possibile per presentare le ipotesi come se fossero fatti”, scrive Marina Berlusconi.

Secondo Marina Berlusconi, l’interazione tra pubblici ministeri e giornalisti complici è un meccanismo diabolico che rovina non solo la vita delle persone coinvolte, ma influisce anche sulla vita democratica del Paese. “È un meccanismo diabolicamente efficace. Una condanna a un ‘fine pena mai’ anche senza una prova, senza una sentenza, e addirittura dopo la morte”, continua Marina Berlusconi.

“Alcuni pubblici ministeri e giornalisti continuano a insistere con la tesi assurda, illogica e diffamante che mio padre sarebbe stato il mandante delle stragi mafiose del 1993-94. È qualcosa di talmente inimmaginabile che fatico a scriverlo”, afferma Marina Berlusconi, ricordando gli sforzi del padre contro la criminalità. Conclude dicendo: “Nessun altro governo ha mai fatto tanto contro Cosa Nostra. Ma tutto questo non basta. La stigmatizzazione giudiziaria dell’avversario è indelebile e sopravvive a lui. E il nuovo obiettivo è chiaro: la damnatio memoriae. Purtroppo, la guerra di trent’anni non è finita con Silvio Berlusconi. E non riguarda soltanto lui. Perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese che non può funzionare. Non mi illudo che una riforma sarà sufficiente per ripristinare la piena civiltà giuridica. Ma credo e spero che coloro che hanno un vero senso dello Stato dovranno fare alcuni passi importanti. Non dobbiamo, non possiamo arrenderci”.