Il Governo è seriamente preoccupato per via della situazione in cui l’Italia si sta trovando, con sempre più giovani ragazzi che scappano dal Bel Paese. Ecco che cosa succederà!
Il rapporto annuale dell’Istat del 2024 presenta un quadro desolante della situazione demografica in Italia. Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha evidenziato la sfida che il paese sta affrontando, sottolineando come la statistica pubblica debba adattarsi a questo scenario preoccupante. Il declino demografico è particolarmente grave, con un tasso di natalità in continuo calo e un numero sempre minore di giovani.
Nel 2023, in Italia, ci sono poco più di 10 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni, una diminuzione di oltre 3 milioni rispetto al 2002, e di circa 5 milioni rispetto al picco del 1994. La riduzione dei giovani è stata più ampia nel Mezzogiorno, dove la denatalità è più pronunciata, mentre al Centro-Nord il fenomeno è attenuato grazie ai flussi migratori positivi e alla maggiore fecondità dei genitori stranieri.
Il rapporto evidenzia come le previsioni demografiche di lungo periodo mostrino un rafforzamento della tendenza allo spopolamento e all’invecchiamento delle aree meno attrattive economicamente. La popolazione giovane tende a ridursi nei territori con meno opportunità occupazionali e bassa produzione di reddito. Questo è aggravato da una significativa ripresa dei flussi migratori in uscita.
La ridotta partecipazione alla forza lavoro di giovani e donne aggrava l’effetto negativo del declino demografico sulla popolazione in età lavorativa. Meno forza lavoro giovane significa meno capacità contributiva per sostenere la spesa pensionistica di una popolazione sempre più anziana. Il tasso di fecondità è ai minimi storici, e anche se si prevede un leggero aumento nei prossimi 50 anni, la popolazione italiana dovrebbe contrarsi di circa 10 milioni entro il 2070. Il rapporto tra popolazione sopra i 65 anni e popolazione tra i 15 e i 64 dovrebbe quasi raddoppiare, passando dal 36% al 62%.
Questo scenario comporta un aumento delle pensioni da pagare e una diminuzione dei contributi previdenziali, mettendo a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico. Emilio Barucci, economista, sottolinea che fare più figli porterà benefici solo nel lungo periodo. Un sollievo maggiore potrebbe venire da un flusso migratorio più sostenuto, poiché gli immigrati contribuiscono subito ai contributi pensionistici, partecipando immediatamente al pagamento delle pensioni. Le simulazioni indicano che un flusso migratorio stabile attorno a 165.000 persone all’anno è cruciale per stabilizzare la quota delle pensioni sul Pil entro il 2045.
La soluzione, quindi, sembra dipendere dagli immigrati che danno respiro all’economia e al welfare italiano. Gestire i problemi sociali legati all’immigrazione diventa quindi prioritario per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e il benessere della società italiana.
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