Sulla crisi palestinese la posizione della Cina è ambigua. Da una parte, ha dichiarato la neutralità, dall’altra, sostegno ai Paesi islamici in attesa che arrivi Putin.
La Cina sulla crisi palestinese: da che parte sta?
Pechino si è sbilanciata sulla Palestina. Ha aperto ai Paesi arabi ed attende l’arrivo di Putin. Dunque, la sua posizione sull’attuale conflitto in Medio Oriente si fa sempre meno chiara. Il sostegno ai Paesi islamici sarebbe finalizzato a rafforzare l’unità ed il coordinamento sulla questione palestinese. La tanto dichiarata neutralità si affievolisce evidenziando difficoltà e limiti della diplomazia cinese di giocarsi al meglio il ruolo di ‘equo pacificatore’,
Dietro al sostegno ai Paesi arabi si celano interessi economici e l’intenzione di screditare gli USA.
Nelle ultime ore, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto due distinti colloqui telefonici con il ministro degli Esteri saudita e iraniano. Al ministro degli Esteri saudita Fasail bin Farhan Al Saud ha riferito che Israele è andato ben oltre l’autodifesa. Ha chiesto di far cessare la punizione collettiva dei civili di Gaza. La priorità per Pechino è garantire la sicurezza dei civili, le necessità primarie alle persone di Gaza e di aprire corridoi umanitari. Infine Wang ha spiegato la radice della crisi fra Israele e Palestina: dipende dal fatto che il diritto palestinese ad uno Stato da tempo è stato messo da parte.
Una voce sola
Pechino sta criticando sempre più apertamente la risposta di Israele all’offensiva di Hamas e tende ad abbandonare la sua conclamata neutralità. Wang ha garantito al ministro degli Esteri iraniano che la Cina sostiene i Paesi islamici. Vuole rafforzarne l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese e parlare con una sola voce. Pechino mostra sempre più interesse ad ascoltare la voce del mondo arabo. Lo dimostra l’ingresso nel BRICKS di Iran, Arabia Saudita ed Emirati arabi. Con l’ingresso di Teheran e Riad i BRICS arrivano a contare il 42% della produzione mondiale del petrolio. Pechino, negli ultimi anni, ha rinsaldato rapporti sempre più stretti con Iran e Arabia Saudita.
I reali interlocutori di Pechino sembrano essere i Paesi terzi che gravitano attorno al conflitto israelo-palestinese.
Gli interessi economici
Nel 2021, Pechino vantava un interscambio con l’Arabia Esaudita da 87,3 miliardi di dollari. Lo scorso dicembre i due Paesi hanno sottoscritto 34 accordi commerciali per un valore di 29,26 miliardi di dollari in settori come tecnologia, transizione ecologica, industria militare, infrastrutture.
Iran e Cina condividono l’opposizione agli Stati Uniti e rapporti commerciali che, nel 2022, contavano un fatturato di oltre 16 miliardi di dollari grazie all’acquisto cinese di petrolio iraniano.
L’interesse in Medio Oriente della Cina riguarda la diversificazione delle forniture energetiche e l‘opposizione agli USA.
I media cinesi definiscono Israele l’ennesima vittima degli Stati Uniti guerrafondai. La Cina parla di giustizia e pace per la Palestina.
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