• Lun. Nov 4th, 2024

Governo Meloni, Manovra Sanità: Ecco Le Promesse Tradite!

Il governo Meloni riserva poche risorse alla sanità nella legge di bilancio 2025, lasciando insoddisfatte le promesse di nuove assunzioni e aumentando il peso sulle Regioni. Riflessioni sui motivi della crisi.

 

Legge di bilancio 2025: priorità ai contratti, mentre sanità e assunzioni restano in ombra

Le nuove risorse per la sanità pubblica previste nella legge di bilancio 2025 del governo Meloni saranno principalmente dedicate ai rinnovi contrattuali del personale sanitario, lasciando però a bocca asciutta altri settori essenziali come il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri. Questa scelta ha suscitato la reazione della fondazione Gimbe, che ha sottolineato come il provvedimento rappresenti una delusione per le aspettative sia dei professionisti sanitari che dei cittadini. Gimbe fa notare inoltre che, contrariamente a quanto annunciato, non verrà rimosso il tetto di spesa per il personale sanitario, un limite che ostacola da anni la crescita e il rinnovamento del Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Tra gli interventi degni di nota c’è solo l’aggiornamento delle tariffe per prestazioni acute e post-acute, previsto però per il 2026, un intervento che risulta insufficiente rispetto all’urgenza delle problematiche attuali. Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, commenta amaramente il quadro, descrivendo un SSN in crisi profonda, incapace di rispondere adeguatamente ai crescenti bisogni di salute della popolazione a causa della cronica carenza di personale. Quest’ultima si fa particolarmente sentire tra gli infermieri, che affrontano una demotivazione e una disaffezione senza precedenti nei confronti della sanità pubblica.

Fondi insufficienti e proteste imminenti: il settore sanitario in subbuglio

Nonostante i proclami, le risorse destinate alla sanità appaiono inadeguate: l’aumento effettivo per il 2025 sarà di appena 1,3 miliardi di euro rispetto ai 3,5 miliardi inizialmente promessi, un divario che ha già spinto i sindacati sanitari a dichiarare uno sciopero. In questo contesto, gli aumenti salariali restano limitati, e l’adeguamento retributivo, tranne rare eccezioni, non sarà effettivo prima del 2026. Per gli specializzandi, le retribuzioni annue passeranno da 26000 a 27135 euro, con 28785 euro per le specialità meno ambite, cifre che secondo Gimbe non sono affatto sufficienti per incentivare i giovani medici a scegliere percorsi professionali carenti.

Il bilancio per il 2025 include sì 2,5 miliardi di euro aggiuntivi per la sanità, ma di questi solo 1,3 miliardi sono effettivamente nuovi fondi, visto che il resto era già previsto nel bilancio dell’anno precedente. Nel prossimo futuro, Gimbe calcola che il settore riceverà 4 miliardi nel 2026, ma solo somme minime negli anni successivi: 536 milioni nel 2027, 883 milioni nel 2028 e poco più di un miliardo dal 2029 in avanti. La fondazione teme che questi fondi risulteranno frammentati e dispersi, senza un piano strategico concreto per il rilancio del SSN.

Il peso sulle Regioni: costi in aumento o servizi in calo?

Cartabellotta avverte che il SSN rischia di rimanere vittima di una strategia senza visione: le risorse assegnate sembrano insufficienti a sostenere tutte le misure necessarie, e così il sistema sanitario sarà lasciato al proprio destino, senza un’azione efficace da parte dello Stato per modernizzarlo. Le Regioni, trovandosi di fronte a fondi scarsi, potrebbero essere costrette ad alzare l’addizionale Irpef o a tagliare altri servizi per riuscire a sostenere le crescenti richieste di sanità pubblica. Di fatto, il solo reale incremento previsto è quello del 2026, grazie alla temporanea sospensione del credito d’imposta delle banche, una misura che però è destinata a esaurirsi senza lasciare benefici duraturi.

La mancanza di risorse per un rilancio strutturale del sistema sanitario riflette una continuità con le politiche degli ultimi quindici anni: governi di diversi colori hanno sistematicamente ridotto i fondi destinati alla sanità senza avviare una stagione di riforme in grado di rispondere ai nuovi bisogni della popolazione. Questo rappresenta, secondo Gimbe, una grave mancanza di rispetto verso i principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità sanciti dall’articolo 32 della Costituzione, su cui si fonda il SSN.

Resta quindi da riflettere sul futuro del sistema sanitario pubblico e sulle scelte necessarie per salvaguardare il diritto alla salute per tutti. Voi cosa ne pensate?