L’azienda dolciaria di Fabio Fazio finisce sotto i riflettori dopo una multa super salata. Ma che cosa è accaduto esattamente?
Fabio Fazio, noto conduttore televisivo e imprenditore, si ritrova al centro di un polverone mediatico a causa della sua azienda dolciaria, la storica Lavoratti 1938. Secondo quanto emerso, la società è stata sanzionata con una multa da 60 mila euro per via di etichette ritenute non conformi alle normative sugli ingredienti dichiarati.
Il controllo, effettuato dal Nucleo Tutela Agroalimentare dei Carabinieri, avrebbe riscontrato una discrepanza tra quanto riportato sulle confezioni di cioccolato e il reale contenuto dei dolci. Tra gli ingredienti citati in etichetta figuravano prodotti prestigiosi e certificati come pistacchio di Bronte, sale marino di Trapani e nocciola di Giffoni. Tuttavia, i controlli avrebbero rivelato che in alcune confezioni mancavano tali ingredienti, o ne venivano usate versioni non certificate DOP o IGP.
L’azienda Dolcezze di Riviera Srl, proprietaria del marchio, ha immediatamente saldato la sanzione, usufruendo dello sconto previsto per chi paga entro cinque giorni. Ma la vicenda ha avuto conseguenze: sono state sequestrate oltre 1.200 confezioni di cioccolato, per un valore commerciale di circa 19 mila euro, oltre a 5.400 etichette non ancora utilizzate.
Nel comunicato ufficiale, l’azienda ha respinto le accuse di scorrettezza, spiegando che la questione riguarda errori marginali: alcune prove tecniche con pistacchio non DOP e un disguido interpretativo sull’etichettatura della nocciola. Sostiene inoltre che tutta la produzione regolare rispetti pienamente gli standard qualitativi e le denominazioni certificate. La Lavoratti 1938 ha definito il clamore mediatico un attacco lesivo all’immagine dell’azienda e si riserva di intraprendere azioni legali.
Nonostante il momento difficile, la società ha ribadito il proprio impegno nella produzione di dolci di alta qualità, sottolineando le difficoltà crescenti di fare impresa in Italia, tra burocrazia e rischi reputazionali.
Il caso solleva interrogativi sull’efficacia dei controlli agroalimentari e sull’importanza della trasparenza nelle etichette. In un mercato dove l’eccellenza è un vanto, un dettaglio può trasformarsi in un boomerang.
E voi, quanto peso date alle certificazioni DOP e IGP quando acquistate un prodotto? Fatecelo sapere nei commenti.