Tregua a Gaza: un accordo complesso divide Biden e Trump. Ma di chi è il merito? Ecco che cosa è successo!
L’annuncio della tregua a Gaza è stato accolto con sollievo, ma negli Stati Uniti è già iniziato il dibattito su chi debba prendersi il merito dell’accordo. L’intesa, siglata in Qatar con il supporto di mediatori internazionali, prevede il rilascio di prigionieri e un piano di ricostruzione supervisionato da organismi globali.
Joe Biden, presidente uscente, ha dichiarato che i negoziati sono stati avviati e sviluppati dalla sua amministrazione, mentre Donald Trump, presidente entrante, ha evidenziato il contributo del suo inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Durante una conferenza stampa, Biden ha risposto in modo diretto alla domanda di un giornalista, definendo “uno scherzo” l’idea che il successo fosse attribuito a Trump.
Il Qatar, che ha ospitato le trattative, ha espresso gratitudine sia agli Stati Uniti sia all’Egitto. Tuttavia, le dichiarazioni hanno messo in evidenza un paradosso politico: entrambe le amministrazioni americane rivendicano il successo, in un momento in cui l’unità dovrebbe prevalere sulle rivalità interne.
L’accordo prevede tre fasi. Nella prima, saranno rilasciati civili israeliani in cambio di detenuti palestinesi. Israele ritirerà temporaneamente le sue truppe da Gaza per consentire ai civili di tornare nelle loro case. La seconda fase vedrà la liberazione dei prigionieri rimanenti, con un ritiro graduale delle forze israeliane. Infine, la terza fase prevede un piano di ricostruzione di Gaza supervisionato a livello internazionale.
Questo cessate il fuoco, tanto fragile quanto cruciale, potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase per la regione. Tuttavia, rimane il quesito su chi, tra Biden e Trump, abbia davvero contribuito a questo accordo storico.
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