Sono stati svelati alcuni sconvolgenti dettagli riguardo la vicenda di Amanda Knox, proprio davanti alla Corte d’appello. Ecco che cosa è successo!
“Ero una ragazza di vent’anni, ingannata e maltrattata dalla polizia, che in un momento di crisi cercava di fare la cosa giusta”, ha dichiarato in aula la 36enne statunitense Amanda Knox. A 17 anni dall’omicidio di Meredith Kercher, si è chiuso l’ultimo capitolo giudiziario rimasto aperto. La Corte d’Assise d’appello ha confermato la condanna a tre anni nei confronti di Amanda Knox per calunnia a Patrick Lumumba. L’uomo, al tempo datore di lavoro di Amanda presso un pub di Perugia, fu accusato dalla statunitense dell’omicidio di Meredith Kercher e scontò 14 giorni di detenzione prima di essere prosciolto.
A sette mesi dall’accoglimento del ricorso contro la condanna di reclusione a tre anni per calunnia nei confronti di Lumumba, oggi, 5 maggio, Amanda Knox era tornata al palazzo di giustizia di Firenze per difendersi “ancora una volta” e poter scagionare il suo “nome una volta per tutte dalle false accuse”.
Sono passati 17 anni dall’assassinio di Meredith, la studentessa inglese uccisa in un appartamento di via della Pergola 7 a Perugia la notte del primo novembre 2007. Amanda Knox e Raffaele Sollecito, la coppia di fidanzati allora poco più che ventenni, furono condannati in primo grado e poi assolti in via definitiva dalla Cassazione nel processo bis dopo aver scontato quattro anni di carcere. Per l’omicidio di Meredith, l’unico condannato a 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede. Con la sentenza di oggi si è chiuso l’ultimo capitolo giudiziario ancora aperto per Knox.
Davanti alla Corte d’Assise d’appello, l’americana ha reso alcune dichiarazioni spontanee. “Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l’assassino”, ha ribadito la donna parlando in italiano e tenendo un foglio in mano. “Ero una ragazza di vent’anni, ingannata e maltrattata dalla polizia, che in un momento di crisi cercava di fare la cosa giusta”, ha affermato ripercorrendo le ore passate in questura a Perugia dopo essere stata arrestata.
“Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi”, ha detto. “Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale” ha aggiunto riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere. Ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili). “Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso” ha detto. “Ho chiesto un foglio di carta e ho scritto quel documento. L’obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere”.
“La notte peggiore della mia vita”, ha detto Knox riferendosi alla sera precedente all’arresto. “Pochi giorni prima avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto choc, esausta, senza casa e lontana dalla mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile”.
Arrivando poi all’accusa di calunnia, Amanda ha ribadito: “Non ho mai voluto calunniare Patrick. Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto” ha detto Knox prima che la Corte di Firenze si ritirasse in camera di consiglio. “Chiedo umilmente di dichiararmi innocente” ha concluso.
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