Michele Sansonne, ex comandante della stazione dei Carabinieri dell’isola di Capri, è stato condannato per i fatti risalenti a circa 10 anni fa. Il provvedimento è stato espresso nei confronti di colui che per 15 anni ha guidato i Carabinieri della meravigliosa isola. Scopriamo insieme i dettagli della vicenda.
Condanna di 5 anni e licenziamento dall’Arma per Michele Sansonne
L’ex Capo dei Carabinieri era stato accusato di corruzione in concorso con Francesco Giuliano Verardi, imprenditore nautico e amico di Sansonne. Quest’ultimo è stato condannato a 5 anni e al licenziamento dall’Arma, come deciso dalla prima sezione del Tribunale di Napoli coordinata dal giudice
Maurizio Conte. Verardi, invece, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, con le attenuanti generiche. L’ex comandante gli avrebbe fornito notizie e documenti riservati, aiutandolo nella controversia legale contro il sindaco Ciro Lembo e la pubblica amministrazione caprese.
Soltanto Gennaro Della Rocca, il tecnico comunale, è stato assolto perché il fatto non sussiste, nonostante le accuse siano state molto gravi, dall’associazione per delinquere alle varie forme di concussione ambientale. Le responsabilità, infatti, sono da attribuire ai singoli. Tra questi Marco Cacciapuoti, funzionario del settore edilizia privata dell’isola e il suo complice Ciro di Capua: il primo è stato condannato a 5 anni, il secondo a 3. L’accusa di concussione e di estorsione di denaro a danno di privati è stata derubricata in induzione indebita.
Per quanto riguarda Sansonne, furono intercettate alcune conversazioni con i suoi superiori. Le indagini valutarono anche alcuni sfoghi dell’ex comandante verso altri Carabinieri e la vicenda della sua agendina, che definiva la sua assicurazione sulla vita. Qui Sansonne annotava i favori, da lui definiti interventi affettuosi, nei confronti di magistrati, alti ufficiali dell’Arma e personaggi importanti. Questi si sarebbero rivolti a lui per prenotare soggiorni in albergo,
ristoranti e posti in barca.
Tangentopoli a Capri: le indagini e il processo
I fatti risalgono a una decina di anni fa e sono oggetto del processo scaturito da un’inchiesta dei pm di Napoli, Henry John Woodcock, Giuseppina Loreto e Celestina Carraro. Dopo 8 anni è arrivata la sentenza, in seguito a un’ordinanza cautelare. Questa rese nota l’esistenza di un giro di mazzette, favori e pressioni che interessava la stazione dei Carabinieri e l’ufficio tecnico di Capri, ma non solo. Venne coinvolto nel caso anche Pasquale Di Franco,
all’epoca vice comandante della Finanza, condannato a 1 anno, ma la pena fu sospesa.
Le indagini furono condotte da Sergio De Caprio e da Gianpaolo Scafarto, rispettivamente Colonnello e Capitano dei Carabinieri del Noe, posizionando delle cimici negli uffici dei loro colleghi. La mini tangentopoli di Capri ha portato alla sbarra sei indagati e si è conclusa con cinque condanne e un’assoluzione. Sicuramente quella che ha destato più scalpore è la condanna di Michele Sansonne, al comando della stazione dei Carabinieri di Capri da circa 15 anni. Per non parlare della sua preziosa agendina. Secondo le dichiarazioni rilasciate da alcuni Carabinieri agli inquirenti, l’ex comandante avrebbe annotato i nomi con uno scopo preciso. Sansonne li avrebbe resi noti nel caso in cui gli fosse successo qualcosa. La sua agendina fu menzionata
durante un ricorso al riesame, ma sembrerebbe che non sia mai stata depositata agli atti del processo. A voi i commenti!