Grandi risultati per i genitori, i quali potranno finalmente godere del congedo parentale in maniera dignitosa. È stato approvato un nuovo decreto che permette di apportare sostanziali modifiche al congedo di paternità e di maternità.
Congedo parentale: ecco che cosa cambia per i genitori
Il Governo ha finalmente approvato un nuovo decreto che andrà a concedere più tempo a tutti i genitori che devono in qualche modo dedicarsi alla cura e all’assistenza dei loro figli, soprattutto durante i primi mesi di vita.
Solitamente questo tempo viene definito come congedo parentale, anche se in molti tendono a confonderlo con il periodo della maternità concessa alla donna. Non tutti sanno però, che non è solamente la donna a dover assolvere questo obbligo, ma anche il padre, il quale ha diritto ad alcuni giorni di astensione dal lavoro al fine di curare i propri figli.
Grazie alla nuova legge, questi potranno dedicare più tempo ai propri figli, andando quindi a dissipare le differenze fra uomo e donna. Questo perché, molto spesso, è proprio la donna a dover mettere in secondo piano la propria vita per dedicarsi a quella della prole, perdendo così la propria individualità e, in alcuni casi, moltissime proposte lavorative.
Come è cambiato il periodo di congedo parentale?
Lo Stato ha quindi apportato delle modifiche che potrebbero in qualche modo migliorare la qualità di vita dei genitori. La prima grande modifica va a toccare il congedo di paternità, un periodo di astensione di cui il padre può usufruire e che, d’ora in poi, non potrà essere inferiore ai 10 giorni.
Questo tempo potrà essere utilizzato subito dopo il parto o anche nei due mesi che precedono il lieto evento. Sono previsti dei particolari trattamenti anche nel caso in cui venga a mancare la madre, oppure la stessa decida di abbandonare il nucleo familiare.
Il congedo parentale ha previsto, inoltre, che i genitori lavoratori abbiano diritto a un’indennità del 30% della retribuzione laddove godessero di permessi fino a sei mesi, entro il sesto anno di vita del bambino.
Questi sei mesi possono essere utilizzati o dal padre o dalla madre, ma anche essere divisi in maniera equa fra i due. Le ultime modifiche hanno però ampliato il termine in cui utilizzare questi sei mesi, poiché il diritto verrà esteso fino ai 12 anni di vita del bambino. Questi sei mesi inoltre, verranno distribuiti in maniera diversa, in quanto entrambi i genitori potranno godere dell’astensione lavorativa di sei mesi, mentre altri 90 giorni verranno gestiti in base alle esigenze previste dalla legge.
Il congedo parentale quindi, non sarà più di soli sei mesi ma di nove, tempistica che potrà aumentare ulteriormente laddove il bambino abbia a disposizione l’assistenza di un unico genitore.
Molto più complessa rimane la questione della maternità per chi svolge il proprio lavoro in autonomia e non da dipendente.
La legge ha stabilito che una donna può entrare in maternità obbligatoria da due mesi prima del parto ai tre mesi successivi, ricevendo l’80% del suo stipendio. Se fino a poco tempo fa solamente alcune categorie di lavoratrici potevano godere di tale riforma, il diritto è stato esteso anche a tutte quelle donne che potrebbero soffrire di particolari condizioni in grado di minacciare la loro salute e quella del bambino.
Ovviamente il tutto dovrà essere certificato dall’Asl, la quale provvederà ad emettere un certificato in grado di dichiarare tale condizione.
Pensate che queste nuove disposizioni riusciranno a tutelare le figure dei genitori e dei loro bambini? A voi i commenti!