Il passato accademico della ministra del Lavoro fa discutere: tra silenzi e accuse, ecco chi è davvero Marina Calderone!
Negli ultimi giorni, il nome di Marina Elvira Calderone è rimbalzato ovunque, portando con sé una scia di polemiche e interrogativi. Attuale ministra del Lavoro nel governo guidato da Giorgia Meloni, Calderone è una figura nota nel mondo della consulenza del lavoro, ma ora è finita nell’occhio del ciclone per il suo percorso universitario.
Un’inchiesta pubblicata dal Fatto Quotidiano ha messo in discussione la regolarità delle sue lauree ottenute presso la Link Campus University, istituto privato già finito in passato al centro di altre vicende controverse. Secondo l’articolo, ci sarebbero punti poco chiari e tempi sospettosamente rapidi nei suoi studi, con accuse di potenziali conflitti d’interesse e scarsa trasparenza.
La ministra ha ottenuto una laurea triennale in Economia Aziendale nel 2012 e una magistrale in Gestione Aziendale nel 2016. Fin qui tutto regolare, almeno sulla carta. Ma le opposizioni – in particolare esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle – non ci stanno: chiedono spiegazioni immediate e parlano apertamente di ombre e bugie.
Calderone, sarda di nascita, ha alle spalle una lunga carriera istituzionale: ha presieduto l’Ordine nazionale dei Consulenti del Lavoro per quasi vent’anni e ha ricoperto ruoli di rilievo anche in ambito europeo. Dal 2022 è entrata nel governo Meloni come indipendente nell’area del centrodestra, pur non avendo tessere di partito.
Oggi, però, la sua carriera rischia di essere macchiata da un sospetto che pesa come un macigno: ha davvero rispettato tutte le regole per ottenere i suoi titoli? Oppure la sua posizione è il frutto di un sistema complice e opaco?
I deputati Arturo Scotto e Agostino Santillo, con toni diversi, hanno chiesto che venga fatta chiarezza. Non perché una laurea sia necessaria per essere ministro, ma perché la trasparenza – in chi gestisce il lavoro degli italiani – non è facoltativa.
Marina Calderone per ora tace, ma il caso cresce ogni ora. E in un momento storico in cui la fiducia nelle istituzioni è sempre più fragile, ogni silenzio su questioni come questa può pesare più di mille parole.
Cosa ne pensi di questa vicenda? È giusto chiedere rigore assoluto a chi ricopre ruoli pubblici? Diccelo nei commenti.