Milano ha vietato da un po’ il fumo in spazi pubblici aperti, ma è davvero un progresso o solo un trucco per ignorare i veri problemi? Sta funzionando la legge?
Il divieto di fumare in spazi pubblici e all’aperto a Milano, in vigore da quest’anno, è stato presentato come un passo verso una società più sana e rispettosa dell’ambiente. Ma è davvero così? Oppure questa misura è solo un altro tentativo di affrontare problemi complessi con soluzioni semplicistiche, senza risolverne davvero le radici?
Milano ha deciso di vietare il fumo in tutte le aree pubbliche, salvo quelle isolate in cui si possa mantenere una distanza di almeno dieci metri da altre persone. A prima vista, potrebbe sembrare un progresso inevitabile e persino gioioso, un modo per liberarci da un’abitudine dannosa e ormai fuori moda. Ma, scavando più a fondo, questo divieto potrebbe essere un modo per mascherare l’incapacità di affrontare un problema più grande: la tossicità diffusa dell’ambiente in cui viviamo.
Viviamo già immersi in un mondo contaminato. L’inquinamento atmosferico, gli interferenti endocrini rilasciati da plastica, pesticidi e farmaci, sono parte integrante del nostro quotidiano. Come sostiene Mary Maggic nel suo saggio, l’Antropocene ci ha portato a un punto in cui non possiamo più distinguere tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale. Il fumo di una sigaretta non fa che rendere visibile questa realtà: viviamo già in una nebbia costante di inquinamento, che trasforma i nostri corpi e l’ambiente.
Proibire il fumo negli spazi aperti non affronta questa realtà, ma cerca di coprirla con un trucco cosmetico. È una scelta ideologica che ignora il fatto che siamo già immersi in un’atmosfera tossica. Si tratta di un approccio che non risolve, ma nasconde, mentre lo Stato continua a incassare miliardi dalle accise sui prodotti da fumo.
Un divieto non è una soluzione: è una forma di censura che impedisce una riflessione collettiva e profonda. La sfida, invece, dovrebbe essere quella di educare a una convivenza consapevole con la nostra tossicità, accettando che non siamo creature pure e immacolate, ma esseri intrinsecamente legati all’inquinamento che abbiamo creato.
Forse, la vera risposta non è un’umanità “pulita” e igienica, ma una capace di reinventarsi biologicamente, trasformando ciò che oggi consideriamo nocivo in risorsa. Una visione che potrebbe sembrare utopica, ma che riflette una possibilità concreta: metabolizzare l’inquinamento, non nasconderlo.
E tu cosa ne pensi? È giusto vietare il fumo o serve un approccio diverso per affrontare i veri problemi? Condividi la tua opinione nei commenti!