Una teoria recente collega la spondilite anchilosante giovanile ai dolori e alla morte prematura di Giacomo Leopardi. Ecco che cosa si pensa!
La spondilite anchilosante giovanile è una forma di artrite cronica che colpisce la colonna vertebrale e le articolazioni, causando infiammazione, dolore e rigidità. Questa malattia può compromettere seriamente la mobilità e, nei casi più gravi, portare alla fusione delle vertebre, rendendo difficili anche i movimenti più semplici.
Recentemente, alcuni studiosi hanno ipotizzato che il poeta Giacomo Leopardi, autore dell’Infinito, soffrisse di questa condizione. Il neurochirurgo Erik Sganzerla ha avanzato l’idea analizzando le lettere del poeta, in cui si descrivono dolori, deformità spinali e complicanze che potrebbero essere compatibili con la malattia. Nonostante questa teoria abbia suscitato interesse, non ha ottenuto un consenso unanime nella comunità scientifica.
La spondilite anchilosante giovanile può esordire con sintomi come dolori lombari persistenti, che peggiorano a riposo ma migliorano con il movimento. Altri segni includono artrite alle anche e alle spalle, infiammazioni oculari e problemi alle articolazioni periferiche. I fattori genetici, in particolare la presenza del gene HLA-B27, sembrano giocare un ruolo chiave nello sviluppo della malattia.
Nella variante giovanile, spesso i primi sintomi appaiono intorno ai 10 anni e possono colpire anche i punti di inserzione di tendini e legamenti, causando dolore e limitazioni. La diagnosi si basa sull’osservazione clinica e su esami di imaging come la risonanza magnetica.
Sganzerla sostiene che i dolori e la deformità fisica di Leopardi, descritti da amici e conoscenti dell’epoca, potrebbero indicare la presenza di questa malattia. Anche se l’ipotesi resta incerta, l’idea che la sofferenza fisica abbia influenzato profondamente la poetica di Leopardi apre nuove riflessioni sulla sua opera.
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