L’attuale Governo italiano sta mettendo a rischio imprese, posti di lavoro e la stessa sanità pubblica. Ecco che cosa sta accadendo!
Un nuovo pericolo si abbatte sulla sanità italiana già gravata da interminabili liste d’attesa e risorse sempre più limitate. Il problema ha un nome: payback sanitario. Questo meccanismo, introdotto nel 2015, obbliga le aziende fornitrici di dispositivi medici a restituire una parte delle spese eccedenti sostenute dalle Regioni. Ma ora, con cifre che superano il miliardo di euro, il sistema rischia di provocare chiusure aziendali, licenziamenti e un crollo dell’assistenza pubblica.
Il payback sanitario, ideato per contenere i costi, è rimasto una “patata bollente” per quasi un decennio. È stato solo nel 2022 che il decreto attuativo del governo Draghi ha reso operativo il rimborso, chiedendo alle aziende di restituire somme enormi per il periodo 2015-2018. Per molte imprese, piccole e medie, questa richiesta è arrivata come una condanna.
Vanda Mulliri, direttrice della Sanifarm in Sardegna, racconta l’angoscia di chi ha ricevuto richieste di restituzione di somme che superano il milione di euro. Per aziende come la sua, ciò significa chiudere i battenti e licenziare i dipendenti. Situazioni simili si ripetono in tutta Italia, coinvolgendo oltre 1600 aziende e minacciando 120.000 posti di lavoro.
Le conseguenze si estendono ben oltre le imprese. Se i fornitori cesseranno l’attività o abbandoneranno il mercato italiano, gli ospedali potrebbero restare senza macchinari diagnostici, strumenti chirurgici e materiali di base come garze o mascherine.
Il payback sanitario non è una novità assoluta. Sistemi simili esistono in altri settori, come quello farmaceutico, o in altri Paesi, come la Francia. Tuttavia, in Italia, la legge si applica retroattivamente e in modo imprevedibile, generando caos e incertezza.
Senza interventi tempestivi, la sanità pubblica rischia un collasso. Deputati e associazioni di categoria chiedono l’abolizione della norma e un aumento del fondo sanitario nazionale. L’obiettivo è salvaguardare la qualità dei servizi sanitari e il futuro di migliaia di lavoratori.
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