Roberto Vannacci è stato recentemente vittima di moltissime polemiche, per via di dichiarazioni che avrebbe fatto. Ecco che cosa ha detto!
Il generale Roberto Vannacci, candidato alle elezioni europee con la Lega, ha suscitato numerose polemiche con le sue recenti dichiarazioni, causando imbarazzo all’interno del suo partito e tra gli alleati. Durante un’intervista concessa a “La Stampa”, Vannacci ha toccato vari temi sensibili, da dichiarazioni su classi scolastiche separate per i disabili, fino ad affermazioni su Benito Mussolini, descrivendolo come “uno statista”, e commenti controversi sull’aborto.
Le sue parole hanno scatenato una serie di reazioni negative, tanto che alcuni membri del suo stesso partito e altri esponenti della coalizione di centro-destra hanno preso le distanze dalle sue affermazioni. In particolare, le sue opinioni sul trattamento delle persone disabili hanno risvegliato ricordi di periodi oscuri della storia, con riferimenti al trattamento dei disabili durante il nazismo.
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e altri membri del governo, hanno cercato di mitigare la situazione ricordando le politiche attuali di inclusione e le misure a sostegno delle persone con disabilità implementate dal governo, come l’assunzione di migliaia di docenti di sostegno.
Dopo l’intervista, Vannacci ha tentato di chiarire le sue intenzioni tramite i social media, affermando che le sue parole erano state strumentalizzate e che non intendeva proporre la segregazione dei disabili, ma piuttosto sottolineare la necessità di attenzioni speciali e aiuti supplementari per loro. Nonostante ciò, le polemiche non si sono placate, e il suo post è stato successivamente sostituito da un altro che incitava a leggere gli articoli integralmente e non fermarsi ai titoli.
Le reazioni non si sono limitate alla Lega o al centro-destra, ma hanno coinvolto tutto lo spettro politico italiano. Esponenti di Più Europa, Italia Viva, e del Partito Democratico hanno espresso forte dissenso, accusando Vannacci di promuovere idee che ricordano regimi autoritari del passato. Anche la Conferenza Episcopale Italiana, attraverso il suo vicepresidente, monsignor Francesco Savino, ha criticato duramente le dichiarazioni, definendole un ritorno ai “periodi più bui della nostra storia”.
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