Matteo Messina Denaro continua a fare danni anche se è scomparso da qualche tempo. Infatti alcuni suoi complici sono stati beccati recentemente, colti con le mani nel sacco. Ecco che cosa è successo!
L’arresto di tre uomini ritenuti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, capomafia arrestato dopo 30 anni di latitanza e deceduto il 25 settembre scorso, getta nuova luce sulla complessa rete di supporto che ha permesso al boss di vivere nascosto per decenni. Questi individui, tra cui l’architetto Massimo Gentile, il tecnico radiologo Cosimo Leone dell’ospedale Abele Ajello di Trapani, e Leonardo Salvatore Gulotta, sono stati arrestati dai carabinieri, implicati in azioni che hanno contribuito a mantenere il capomafia al sicuro e operativo.
Massimo Gentile, in particolare, ha un legame familiare con il mondo mafioso, essendo parente di Salvatore Gentile, un killer al servizio di Cosa Nostra, e avrebbe prestato la propria identità a Messina Denaro per facilitare varie operazioni quotidiane, tra cui l’acquisto di veicoli e la gestione di conti bancari. Residente fino all’arresto in provincia di Monza, Gentile era coinvolto anche nella gestione di progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dimostrando come l’influenza mafiosa possa infiltrarsi in ambiti amministrativi critici per lo sviluppo del paese.
Cosimo Leone, oltre a essere cognato di Gentile, ha giocato un ruolo cruciale nel fornire assistenza sanitaria al boss, garantendogli la possibilità di effettuare esami medici in anonimato e sicurezza, evidenziando l’inquietante permeabilità del sistema sanitario alle pressioni della criminalità organizzata.
Leonardo Salvatore Gulotta è accusato di aver facilitato le comunicazioni del boss, mettendo a disposizione la propria utenza telefonica per le necessità di Messina Denaro, rivelando così l’estensione e la sofisticazione della rete di supporto che ha operato indisturbata per anni.
Nonostante gli arresti e la morte del boss, la procura di Palermo denuncia un persistente codice di omertà che continua a proteggere i dettagli della vita e delle operazioni di Messina Denaro, ostacolando gli sforzi investigativi e lasciando intravedere l’esistenza di una “vasta, trasversale e insidiosissima rete di sostegno” ancora largamente sconosciuta.
Questi eventi sottolineano la profonda sfida che le autorità italiane continuano ad affrontare nel combattere la mafia, non solo sul piano della forza pubblica ma anche nell’illuminare e smantellare le complesse reti di complicità che permettono alla criminalità organizzata di infiltrarsi nelle strutture della società.
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