Giuseppe Conte ha chiesto la convocazione del giurì d’onore contro Giorgia Meloni, per accertare le parole diffamatorie della Premier in merito alla ratifica del Mes. Il leader dei Pentastellati ha presentato la richiesta al Presidente Fontana. Scopriamo insieme i dettagli della vicenda.
Conte richiede il giurì d’onore
Giuseppe Conte ha comunicato in conferenza stampa di aver inoltrato a Lorenzo Fontana, Presidente della Camera, la richiesta di un giurì d’onore che costituisca una commissione speciale per verificare le menzogne e la condotta denigratoria di Giorgia Meloni. Il leader del Movimento 5 Stelle ha fatto riferimento alle dichiarazioni rilasciate dalla Premier in merito al Mes. Secondo Conte, la Meloni avrebbe mentito in Parlamento, affermando che il Governo avesse avvallato il Mes nel mese di Gennaio 2021.
La richiesta del leader grillino ha come obiettivo quello di accertare la verità dei fatti, ripristinando l’onore leso dalle accuse infondate mosse dalla Presidente del Consiglio. L’ex Premier ha poi dichiarato che ha ritenuto opportuno avvisare anche il Presidente della Repubblica Mattarella della richiesta inoltrata a Fontana. Nel corso della conferenza stampa, il leader pentastellato ha detto che ciò che è accaduto è molto grave, poiché la Presidente del Consiglio ha mentito ai parlamentari e ai cittadini, dichiarando che il Governo aveva firmato il Mes nel Gennaio 2021 senza l’approvazione del Parlamento e con il favore delle tenebre.
Secondo le parole pronunciate dalla Premier, il Governo Conte avrebbe agito in fase di dimissioni. Conte ha quindi ribadito che la Meloni ha mentito sapendo di mentire. A tal proposito, ha precisato che l’attuale Premier era deputata, quando in Parlamento si era discusso proprio del Mes: era il 9 Dicembre 2020.
Cos’è il giurì d’onore?
Il giurì d’onore è uno strumento previsto dall’Articolo 58 del Regolamento della Camera dei Deputati. Viene indetto nel caso in cui un deputato venga accusato di fatti che danneggiano il suo onore. La persona offesa, in questo caso, può richiedere al Presidente della Camera di nominare una commissione speciale che verifichi la fondatezza delle accuse a lui rivolte.
I parlamentari hanno sfruttato molto di rado questa opportunità, potendo avvalersi dell’Articolo 59 che prevede un richiamo qualora vengano usate parole sconvenienti. L’Articolo 60, invece, stabilisce l’espulsione di un parlamentare al secondo richiamo per ingiurie nei confronti di uno o più membri del Governo. Nel 2004 è stato convocato un giurì d’onore nei confronti di Benito Paolone, deputato di An. Nel 2010 e nel 2012 lo strumento è stato adottato con Franco Barbato di Italia dei Valori. Il provvedimento può essere evitato nel caso in cui l’accusatore si scusi con la persona offesa. È quanto è successo tra Maurizio Paniz e Marco Minniti nel 2009.
La norma del giurì d’onore richiede la presenza di 3 elementi specifici:
- l’attribuzione di fatti specifici;
- l’addebito personale di un parlamentare nei confronti di un altro durante la discussione;
- la possibilità da parte della commissione di indagine di acquisire elementi nel settore parlamentare o tramite le testimonianze dei diretti interessati.
Il regolamento, infine, prevede che il Presidente stabilisca un termine per definire le sue conclusioni alla Camera. In questo periodo c’è bisogno di chiarezza: riusciranno i nostri politici a definire la realtà dei fatti? A voi i commenti!