Elly Schlein ha voluto lanciare un messaggio contro la discriminazione e la violenza di genere. La segretaria del PD, al termine dell’assemblea del partito, ha chiamato in causa la premier Giorgia Meloni: ecco cosa le ha detto.
Elly Schlein alla Meloni: “Non ci si batte da sole”
“Non è possibile rompere il soffitto di cristallo da sole, bisogna agire tutte insieme” ha affermato la Schlein rivolgendosi alla Meloni e dicendole che le donne sono schiacciate da una cappa discriminatoria che la stessa premier finge di non vedere. La segretaria del PD ha continuato, sottolineando la differenza tra la leadership femminile e femminista. Si tratta di quella che insiste sul miglioramento della situazione di tutte le donne, non accontentandosi dell’eccezione alla regola.
Nei giorni scorsi la Schlein ha chiamato la Presidente del Consiglio, affrontando il tema della violenza di genere, riaffiorato con forza dopo la morte di Giulia Cecchettin. La speranza è quella di trovare un terreno comune per prevenire questo tipo di violenza. In settimana è stato approvato il Ddl Roccella per contrastare la violenza sulle donne e quella domestica. Si tratta di diversi provvedimenti, volti a potenziare la prevenzione e le misure cautelari, intervenendo anche sui tempi dei procedimenti.
Tra i provvedimenti che potrebbero evitare che la violenza degeneri, figura il potenziamento dell’efficacia del braccialetto elettronico e delle misure preventive. Secondo le parole di Francesco Boccia, capogruppo del PD al Senato, maggioranza e opposizione dovrebbero lavorare insieme sul tema della prevenzione primaria. Tema su cui è stato fatto ben poco, almeno finora. Sabato 25 Novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Elly Schlein si è unita al corteo della manifestazione intitolata “Non una di meno”.
Femminicidi in Italia: aumenta la scia di sangue
I dati che riguardano i casi di femminicidio in Italia nel 2023 sono davvero impressionanti. Parliamo di 107 vittime dall’inizio dell’anno: 88 donne sono morte in un contesto familiare o sentimentale, mentre 55 di loro hanno perso la vita per mano del compagno o dell’ex. Il 63% delle donne vittime di femminicidio non aveva mai sporto denuncia nei confronti del partner o di un familiare.
Tutto ha inizio il 4 Gennaio con il ritrovamento dei cadaveri della 23enne Giulia Donato e dell’ex compagno, guardia giurata che, dopo averle sparato con la pistola d’ordinanza, ha deciso di togliersi la vita. È iniziata così la lunga scia di sangue causata dalla morte di numerosissime donne. Donne uccise da chi, invece, avrebbe dovuto amarle e proteggerle.
Nella giornata di Sabato 25 Novembre, numerose città italiane hanno ospitato cortei e manifestazioni per contrastare il gravissimo problema che continua ad affliggere la nostra società. Non solo femminicidi, ma anche violenza domestica, sessuale, verbale, maltrattamenti, stalking: e allora cosa si può fare? L’inasprimento delle pene serve sicuramente, ma non basta. E’ necessario introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole.
Un ruolo importante è quello delle famiglie che devono affrontare con i giovani l’argomento della violenza di genere, della cultura dello stupro, del rispetto e del consenso. Nei casi di femminicidio la donna viene privata della vita perché ha deciso di ribellarsi alle regole maschiliste che la vorrebbero, invece, ubbidiente silenziosa e sottomessa. Molto spesso si tratta di donne che hanno deciso di separarsi o di giovani ragazze uccise dai familiari perché
desideravano vivere all’occidentale. Padri, fratelli, mariti, compagni che, perdendo il controllo sulla propria partner, decidono di ucciderla: a voi i commenti!