Nelle prossime ore la Sea Watch 5 dovrebbe prendere il mare per dirigersi nel Mediterraneo centrale. Con questa nuova nave, la Ong Sea Watch sfida il Governo italiano. L’intento dichiarato assumerebbe i contorni di un annuncio politico più che di una missione umanitaria. Ecco le dichiarazioni dell’Ong.
La Sea Watch 5 è pronta a sfidare l’Italia
La Ong Sea Watch nella sua dichiarazione di intenti avrebbe annunciato l’invio di una nave contro le politiche migratorie di estrema destra dell’Italia, gli attacchi all’asilo e ai diritti umani da parte della Ue e i tentativi di criminalizzazione da parte del Governo tedesco. La Sea Watch 5, la più grande nave al servizio della flotta civile tutelerà soprattutto il diritto alla vita. Parole che rendono difficile credere che le organizzazioni e gli equipaggi di tali navi operino soltanto a scopo umanitario. Una sfida chiarissima contro l’Italia, ma anche contro la Germania che sta cercando di contrastare le operazioni di contrabbando.
Le Ong pretenderebbero di operare in Europa, sfidando ogni normativa in nome di un non chiaro diritto di asilo degli africani nei confini della Ue. Il diritto internazionale prevede l’opzione di richiesta di asilo in un Paese sicuro, senza però imporre che questo faccia parte necessariamente dell’Unione Europea.
L’Ong userebbe i migranti come stratagemma contro le politiche dell’Europa, imponendo un’ideologia no-border. La nuova nave, che molto probabilmente sbarcherà in Italia nelle prossime settimane, può ospitare a bordo 500 persone più l’equipaggio.
Il decreto Piantedosi prevede l’obbligo da parte di queste imbarcazioni di rientrare in porto dopo il primo intervento: ci si domanda, dunque, se sia conveniente per Sea Watch operare con una nave così grande. Sicuramente l’Ong sfiderà il decreto, effettuando diversi interventi. Ne conseguirà il blocco in porto per 20 giorni, come da regolamento. Il Ministero dell’Interno prevede sanzioni più gravi in caso di violazioni reiterate.
Salvataggio in mare e diritto internazionale
Le sanzioni non sarebbero mai state applicate, almeno finora. Molto probabilmente verranno adottate nei confronti della sfida lanciata dall’organizzazione tedesca. L’Ong ha dichiarato che Sea Watch 5 salverà vite, riportandole a terra in sicurezza in Europa. Non più un porto sicuro, dunque, ma proprio l’Europa. L’Ong ha ricevuto, per questa grande nave, donazioni dalla lotteria Statale dei codici postali, finanziamento pubblico tedesco, e da United 4 Rescue, associazione finanziata dal Parlamento.
Una cosa è certa: se prima esistevano dei dubbi sull’operato di queste organizzazioni, l’ultimo annuncio di Sea Watch li ha eliminati, svelando i veri obiettivi delle Ong. L’organizzazione tedesca si è appellata al dovere legale e umanitario del soccorso in mare, facendo presente che chiunque ha il dovere di fare il possibile per salvare le vite umane. Il diritto internazionale prevede il salvataggio in mare da parte delle imbarcazioni che si imbattono in natanti in difficoltà durante la navigazione.
Un proposito ben diverso da quello attuato dalle Ong che andrebbero, invece, alla ricerca di natanti definiti già in passato “naufraghi alla partenza”. L’ipotesi di una stretta della Germania nei confronti di queste organizzazioni ha causato una certa agitazione da parte delle stesse. Ora le Ong accusano le autorità europee di distorcere il diritto internazionale, favorendo la violazione dei diritti umani e respingimenti illegittimi: a voi i commenti!