Il conflitto tra Israele e Hamas continua senza tregua, con conseguenze pesantissime dal punto di vista umanitario. Gli abitanti di Gaza stanno terminando le scorte di cibo e bevono acqua salata: è rimasta solo quella, purtroppo. Ecco cosa sta realmente accadendo.
Gaza rimane senz’acqua: segnalati i primi casi di colera
I residenti di Gaza stanno vivendo momenti drammatici, dopo l’offensiva israeliana in ritorsione agli attacchi di Hamas e il blocco degli aiuti umanitari. Il Pam, Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha lanciato l’allarme: presto le riserve di acqua e cibo finiranno. Scarseggiano elettricità, carburante e medicinali ed è rimasta solo acqua salata da bere. In condizioni di pace, un terzo dell’acqua utilizzata a Gaza proviene dalle tubazioni che partono da Israele. Dopo aver interrotto la distribuzione di acqua in segno di rappresaglia contro Hamas, Israele ne ha annunciato la riattivazione.
La fornitura è stata, però, ripristinata solo in parte e la grave carenza di elettricità inibisce il funzionamento degli impianti, tra cui i dissalatori. Questi sono fondamentali poiché consentono di ottenere l’acqua potabile. Nel frattempo sarebbero già stati segnalati alcuni focolai di patologie legate alle scarse condizioni igieniche, con un imminente rischio di colera. La popolazione è, infatti, costretta a utilizzare acqua sporca, ma deve combattere anche contro la carenza di cibo e di medicine essenziali.
La mancanza di elettricità impedisce la conservazione degli alimenti e la produzione di pane. Purtroppo non arrivano più rifornimenti poiché Israele ha interrotto gli aiuti umanitari, autorizzando all’undicesimo giorno di guerra solo quelli provenienti dall’Egitto. Israele ha pertanto precisato che non provvederà ad autorizzare alcun aiuto umanitario dal proprio territorio verso la Striscia se non verranno rilasciati gli ostaggi presi da Hamas.
Il 90% dell’acqua nella Striscia di Gaza non è potabile e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 25% delle malattie sono legate al deficit idrico. Il grande rischio sarebbe riferito a una probabile epidemia di colera. Il problema non riguarderebbe solo l’acqua da bere, poiché i pozzi hanno infiltrazioni di prevalente composizione salina. La mancanza di energia elettrica interrompe il processo di desalinizzazione bloccando i vari depuratori, non riuscendo a soddisfare le esigenze della popolazione: parliamo di due milioni di persone. Ciò potrebbe provocare il disastro umanitario.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per rifugiati palestinesi ha rilasciato una dichiarazione secondo cui sarebbero stati chiusi l’ultimo dissalatore funzionante, tre stazioni di pompaggio, sei pozzi e un serbatoio d’acqua. Questi garantivano la fornitura di acqua pulita a oltre 1 milione di persone. Ora le acque inquinate vengono scaricate direttamente in mare, mentre in alcune zone del territorio i rifiuti solidi si accumulano nelle strade. Le persone sono costrette a utilizzare l’acqua proveniente da sorgenti inquinate. Non rimane che bere acqua salata.
Senza contare che il costo dell’acqua è aumentato di ben 5 volte e che la popolazione versa in una condizione di emergenza assoluta. Sono state interrotte anche tutte le attività di agricoltura e di pesca: una situazione davvero drammatica che rischia di peggiorare con il passare delle ore, non credete? A voi i commenti!