Negli ultimi giorni, in seguito alla terribile offensiva di Hamas verso Israele, è tornato alla ribalta il termine kibbutz. Gli attacchi rivolti a quelli di Be’eri, Re’im e Urim a breve distanza dalla striscia di Gaza. Scopriamo insieme cosa sono i Kibbutz.
Cosa sono i Kibbutz: storia e origini
I Kibbutz sono piccole comunità ebraiche, i cui membri conducono una vita basata sui principi della condivisione dei beni e sulla democrazia. L’idea di fondare dei piccoli villaggi autosufficienti va attribuita al movimento sionista. L’obiettivo era quello di fondare uno stato ebraico in Palestina. Il primo Kibbutz, fondato nel 1909, è stato chiamato Degania Aleph.
Il fondo Nazionale ebraico, nato a Basilea nel 1901, ha svolto un ruolo centrale nella realizzazione di queste strutture comunitarie. Lo scopo era quello di acquistare i terreni della zona dove sarebbero sorti i kibbutz. Fin dall’inizio i membri di queste comunità si sono attivati in operazioni di bonifica e rimboschimento del territorio. Nella zona, infatti, il terreno risulta paludoso o molto arido, pertanto richiede lunghe lavorazioni prima di procedere alla coltivazione.
A partire dal 1948, con la proclamazione dello Stato di Israele, le comunità hanno ospitato migliaia di religiosi ebraici provenienti da tutto il mondo. Tra questi, molti fuggivano dalle atrocità della Seconda Guerra Mondiale, cercando riparo in Palestina. Nel 1960 il 4% della popolazione del paese viveva nei Kibbuts: oggi queste piccole comunità sono circa 270 per un totale di 126 mila membri.
Kibbutz: regole ed evoluzione
Queste piccole comunità ebraiche seguono delle regole precise, ma i principi fondamentali sono basati sull’uguaglianza tra tutti i membri, uomini e donne e sulla cooperazione. Originalmente tutti ricevevano lo stesso stipendio per il lavoro svolto e avevano un’abitazione gratuita. L’attività lavorativa era prevalentemente agricola o si svolgeva in fabbrica.
I guadagni andavano a far parte di un fondo collettivo per migliorare i mezzi e le proprietà dei kibbutz. I membri svolgevano insieme molte attività. Tra queste la preparazione e le consumazioni dei pasti. I bambini, ad esempio, venivano cresciuti in forma comunitaria da tutti i membri del villaggio. La crisi dei kibbutz è iniziata negli anni ’70, in seguito all’evoluzione delle città israeliane. Qui i giovani
membri dei Kibbutz cominciarono a trasferirsi, attratti da un stile di vita più autonomo. Per motivi diversi le comunità agricole cominciarono ad accumulare debiti sempre più grandi e, verso la fine del Novecento, è iniziata la privatizzazione delle attività.
Negli ultimi anni si è riscontrato un ripopolamento dei kibbutz, ma le regole sono cambiate e gli stipendi non sono più tutti uguali. Le comunità si sono evolute, orientandosi verso forme di business diverse da quelle originali. In alcuni casi sono diventate vere e proprie startup innovative. In altri hanno scelto la strada del turismo, trasformando le strutture in hotel. Oggi, purtroppo, i kibbutz sono diventati bersaglio dei sanguinosi attentati terroristici di Hamas, alimentando un odio, che pur avendo origini antiche, non cessa di esistere: a voi i commenti!