Colpo di scena sul caso Yara Gambirasio. C’è una grossa novità sulle indagini che riguardano l’unico indagato, massimo Bossetti. Vediamo cosa sta accadendo in queste ore!
La decisione della Cassazione: gli avvocati di Bossetti potranno visionare le prove
Come dimenticare la triste vicenda di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita il 26 febbraio 2011. Il processo si è concluso il 12 ottobre 2018 con il riconoscimento della colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti. Il muratore di Mapello è stato condannato definitivamente alla pena dell’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla crudeltà.
Ora, però, con l’accoglimento del ricorso, tutto potrebbe cambiare. I legali di Bossetti potranno, infatti, esaminare i reperti precedentemente confiscati e il DNA. Il consenso della Corte di Cassazione è arrivato nella scorso mese di maggio, dopo i ripetuti rifiuti del Tribunale ad accedere alle prove e ai campioni di Dna. L’accoglimento della richiesta prevede, però, delle limitazioni.
Gli avvocati di Bossetti, infatti, potranno solo osservare e fotografare i reperti sequestrati, evitando qualsiasi tipo di contatto fisico con gli stessi, allo scopo di tutelarne l’integrità. Il Procuratore Antonio Chiappani e la pm Ruggeri hanno espresso pareri negativi in merito. Secondo loro, infatti, non dovrebbero essere consentite nuove disamine, non sussistendo un quarto grado di giudizio e in presenza di una condanna definitiva. Tuttavia, qualora la Difesa, dopo aver visionato i reperti, avanzasse nuove richieste, la Corte di Assise dovrà considerare la possibilità di ulteriori verifiche tecniche.
Yara Gambirasio: la terribile vicenda di una piccola adolescente
Yara Gambirasio è scomparsa il 26 novembre 2010, a Brembate di Sopra, un comune della bergamasca dove viveva con la sua famiglia. La sfortunata tredicenne era uscita di casa per andare in palestra, dove effettuava gli allenamenti di ginnastica ritmica. Da quel momento in poi, la ragazza sparì nel nulla senza lasciare tracce, almeno apparentemente. Circa tre mesi dopo, il corpo senza vita dell’adolescente fu ritrovato in un campo di Chinoglio d’Isola, in prossimità di una discoteca a pochi chilometri da Brembate.
Nonostante fosse stata subito scartata l’ipotesi di violenza carnale, sugli slip della giovanissima Yara vennero rinvenute tracce biologiche appartenenti, secondo l’accusa, all’assassino. Il corpo della ragazza presentava una profonda ferita al collo e diverse lacerazioni da taglio, oltre che un trauma cranico e i segni di alcuni colpi di spranga.
Erano molte le lesioni infertele, anche se non mortali. Secondo gli inquirenti, il decesso sarebbe avvenuto in una fase successiva, probabilmente per assideramento. Da considerare inoltre lo stato di debilitazione causato dalle numerose sevizie subite. Gli investigatori diedero inizio alle indagini genetiche che portarono a confrontare il Dna di Bossetti con tutti i soggetti maschi del territorio.
Il risultato evidenziò il tristemente noto Ignoto 1: gli inquirenti scoprirono che Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, era il padre naturale di Massimo Bossetti. L’altra metà genetica di Ignoto 1 corrispondeva a Ester Arzuffi, madre del carpentiere. Il Dna fu confrontato con quello prelevato all’imputato durante un controllo con l’etilometro e risultò compatibile con quello ritrovato sulla vittima.
Non c’erano più dubbi: secondo l’accusa, Massimo Giuseppe Bossetti aveva ucciso la piccola Yara. Ora non ci resta che attendere i risultati della riesamina dei reperti sequestrati, per sapere cosa scopriranno i difensori del muratore di Mapello. Chissà se riusciranno a chiarire i dubbi su questa vicenda davvero terribile. E’ giusto che gli avvocati possano guardare i referti? A voi i commenti!