Con il rialzo dei tassi d’interesse, gli utili netti delle banche sono saliti alle stelle. Il governo ha introdotto una tassa sugli extraprofitti delle banche.
Tassa sugli extraprofitti delle banche appena varata dal governo
Un’analisi del sindacato First Cisl ha riportato i dati aggiornati riguardanti gli utili delle banche. Nel primo trimestre 2023, i maggiori istituti di credito (Intesa San Paolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm e Bper) hanno superato i 10,3 miliardi di utili netti. Per effetto del rialzo dei tassi d’interesse, gli utili delle banche sono cresciuti vertiginosamente. Sono aumentati del 66% rispetto al 2022.
Tanto per rendere l’idea, chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile da 126.000 euro in 25 anni è tenuto a versare 2.300 euro di interessi in più.
‘Ispirato’ da questi numeri, il governo Meloni ha pensato bene di introdurre una nuova tassa sugli utili delle banche. La misura è stata approvata a sorpresa il 7 agosto dal Consiglio dei ministri nel decreto omnibus allo scopo di raccogliere fondi per il calo delle tasse, per il taglio del cuneo e l’aiuto ai mutui prima casa.
Questa tassa dovrebbe portare ‘qualche miliardo’ nelle casse dello Stato, secondo Matteo Salvini. Più precisamente, da quanto si apprende da fonti di governo, grazie al prelievo sugli extraprofitti delle banche finiranno nelle casse dello Stato oltre 2 miliardi.
Il ministro delle Infrastrutture definisce questa tassa ‘una norma di equità sociale’ in quanto andrebbe a sostenere famiglie in difficoltà con il mutuo prima casa alimentando il fondo taglia tasse. Ricordiamo che la delega fiscale ha promesso la riduzione dell’Irpef.
Nel mirino del governo i tassi d’interesse per i mutui
Con la nuova norma di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, finisce nel mirino il tasso d’interesse dei mutui.
L’imposta del 40%, come ha chiarito Il Sole 24 Ore, verrà suddivisa in due blocchi.
La prima parte viene computata sulla differenza tra interessi passivi e attivi degli esercizi 2021 e 2022, considerando una franchigia del 3%. In altre parole, il prelievo del 40% scatterà se il margine di interesse nel 2022 eccederà per almeno il 3% il valore dell’esercizio 2021.
La seconda parte viene calcolata sull’eccedenza del 6% confrontando il 2023 con il 2022.
La tassa non potrà essere superiore al 25% del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio 2022. Andrà versata entro i sei mesi successivi alla chiusura dell’esercizio 2023, precisamente entro il 30 giugno 2024. Non sarà deducibile dalle imposte sui redditi e dall’Irap.
I soggetti che approvano il bilancio oltre il termine di 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio dovranno effettuare il pagamento dell’imposta il mese successivo all’approvazione.
La nuova tassa sugli extra-profitti è a carico degli intermediari finanziari, ad esclusione delle società di intermediazione mobiliare e di gestione dei fondi comuni d’investimento.
Che ne pensate di questa nuova tassa? A voi i commenti!