Spunta una nuova pista sul caso Emanuela Orlandi scomparsa 40 anni fa. Emerge in uno scambio di lettere tra due prelati la morbosità dello zio.
Caso Emanuela Orlandi: uno scambio di lettere tra due prelati
Una notizia bomba del Tg La7 offre una nuova pista nelle indagini sul caso Emanuela Orlandi.
Da un carteggio proveniente dal Vaticano consegnato di recente, emerge uno scambio di lettere compromettente. La pista era già stata seguita in parte e poi inspiegabilmente abbandonata. Nelle lettere tra due prelati emergono le attenzioni morbose dello zio per la sorella maggiore di Emanuela, Natalina. In pratica, la nuova pista ricondurrebbe all’interno della famiglia.
Chi è lo zio di Emanuela
Al centro delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi c’è Mario Meneguzzi, lo zio di Emanuela.
Il carteggio, come ha riportato il servizio televisivo, risale a settembre 1983, quando non si hanno più notizie da tre mesi della 16enne figlia di un messo della prefettura della Casa pontificia.
L’allora segretario di Stato Agostino Casaroli scrisse un messaggio e lo inviò nella massima riservatezza per posta diplomatica ad un sacerdote sudamericano inviato da Giovanni Paolo II in Colombia.
Il destinatario di quella lettera fu interpellato su una certa circostanza probabilmente legata al caso. Il prelato, per lungo tempo, fu il confessore della famiglia Orlando. Da lui Casaroli volle sapere se la sorella maggiore di Emanuela, Natalina, gli avesse mai rivelato di essere stata molestata sessualmente dal loro zio, Mario Meneguzzi. Casaroli era stato sollecitato da ambienti investigativi romani.
La risposta è arrivata puntuale. Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio e l’ha confidato terrorizzata. Probabilmente, l’avevano minacciata di perdere il posto al bar della Camera dei deputati
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