L’aumento dei lavoratori poveri italiani è diventato sproporzionato. Ci sono proposte concrete di supporto da parte del Governo? Ecco le soluzioni proposte dal Governo per aiutare questa fascia di lavoratori!
In Italia una considerevole percentuale di lavoratori si trova in uno stato di povertà notevolmente preoccupante. A questo punto ci si chiede cosa farà il Governo, per poter combattere con efficacia questo fenomeno.
Caratteristiche dei lavoratori poveri in Italia
I lavoratori poveri sono coloro che sono stati occupati vari mesi nell’anno di riferimento. Inoltre hanno un nucleo familiare con un reddito inferiore allo stato di povertà stabilito. Paradossalmente gli uomini sono i lavoratori più a rischio in tal senso, perché sono gli unici percettori di un reddito. Le donne solitamente hanno una retribuzione inferiore rispetto a quella data agli uomini. Ma in compenso rappresentano le seconde percettrici in famiglie con almeno un altro lavoratore.
Il quantitativo attuale di lavoratori poveri in Italia
In Italia questo settore è molto più grave, rispetto a quello a livello europeo. Ovviamente lo stato d’emergenza dovuto dalla pandemia non ha fatto altro che peggiorare una situazione già precaria. Oltre a diminuire il reddito a coloro che hanno potuto accedere agli ammortizzatori sociali. Ecco perché un gruppo specifico del Ministero ha deciso di disporre 5 soluzioni, da applicare per questa problematica.
Le motivazioni della povertà di tanti lavoratori italiani
Tutto si basa su un insieme di elementi, in cui le circostanze individuali si associano alle condizioni familiari. La carenza di lavoro pagato bene, qualificato e duraturo è fortemente collegato agli andamenti della richiesta di lavoro. Ma pure alla situazione territoriale, economica e sociale. La forma contrattuale rivolta prettamente al lavoro autonomo, è sicuramente collegata al pericolo di povertà.
Quali sono le 5 proposte del Governo
1. Assicurare un salario minimo e idoneo
Una soluzione utile ma non risolutiva, per questo genere di problema. Le alternative proposte sono: l’estensione dei contratti collettivi e l’introduzione di una minima paga per legge. Alternativamente c’è la sperimentazione di griglie salariali, fondate sui contratti collettivi in un numero contenuto di settori.
2. Intensificare la vigilanza documentale
È importante poi far rispettare il minimo salariale per via contrattuale o legale. Questo si può concretizzare mediante il potenziamento dell’azione di vigilanza documentale. Quest’ultima si basa sui dati che le ditte e i lavoratori vanno a comunicare alle Amministrazioni pubbliche.
3. Introduzione di un in-work benefit
In Italia soltanto il 50% dei lavoratori poveri riceve delle forme di sostegno al reddito. Quello che manca è un work-benefit, ovvero una sorta di trasferimento a chi lavora. Quindi un mezzo per integrare i redditi dei lavoratori più poveri. Questo benefit andrebbe a costituire un importante aiuto, per chi si trova in condizioni di difficoltà economica. Oltre a sostenere il lavoro regolare.
4. Promuovere il rispetto delle regole e aumentare la consapevolezza
Le forme di accreditamento o di denuncia per chi non segue le norme. In più bisogna informare bene e repentinamente sulle prospettive pensionistiche. In modo da mettere in primo piano i pericoli derivanti dalle situazioni svantaggiose.
5. Incentivare una revisione dell’indicatore UE di povertà lavorativa
L’indicatore di povertà lavorativa adoperato dall’Unione europea elimina i lavoratori con meno di 7 mesi lavorativi annuali. Inoltre presuppone una giusta condivisione delle risorse interne al nucleo familiare. Ma in questo modo esclude proprio quelli più a rischio di povertà. Dunque si deve promuovere una revisione dell’indicatore.
La forma strategica del Governo
Queste 5 proposte si devono valutare complessivamente. Ciò perché nessuna di esse presa singolarmente, potrebbe risultare determinante.
Ecco perché, in base a quello che dicono gli esperti, è fondamentale considerare l’intero scenario.
E voi che ne pensate di queste probabili iniziative? A voi i commenti!